mercoledì 28 gennaio 2009

Fantasmi di spiaggia...

Fu in quella luce pomeridiana che si andava affievolendo che si rifugiò. Il rumore dell’uncinetto che aggrediva la saldatura sembrava al tempo stesso rosicchiare anche tutti i suoi dubbi. Quel ritmo le si impresse nella mente e quasi cullò i suoi pensieri, così ché, all’ansia di qualche ora prima, si sostituì una calma determinazione. Si accorse del tempo ormai trascorso dall’ombra del pino nella sua camera che, con il passare delle ore, era stata risucchiata dal buio. Kizzie sonnecchiava in un angolo e di tanto in tanto sollevava le orecche per decifrare quel rumore insolito nella stanza. Il lieve crocchio dell’ultimo tratto di saldatura che si staccò la fece trasalire e, Kizzie, si rizzò dritta sulle zampe e le si avvicinò incurvando la schiena; quasi che quel rumore fosse il segnale tanto atteso per poter lasciare la cuccia. Mad stringeva tra le mani la scatola in preda alla curiosità di vederne finalmente il contenuto ma al tempo stesso intimidita. Quella scatola aveva riposato in quella nicchia per chissà quanto tempo e aprirla le sembrava in qualche modo profanatorio.
Si trattenne ancora qualche attimo poi, con le unghie, cominciò a fare forza scostando le due parti della scatola l’una dall’altra. Le occorsero ancora pochi minuti poi, all’improvviso, il coperchio si sollevò come sospinto dall’aria rimasta dentro. Mad indirizzò la luce della lampada sull’interno della scatola e si accorse che un drappo di seta blu ne copriva il contenuto. Scostò i lembi del tessuto e ciò che le giunse fu un bagliore verde ed argento. Sgranò gli occhi per la sorpresa…appoggiata sulla seta c’era una pesante collana d’oro tempestata di grossi smeraldi e diamanti. La prese tra le mani. Era pesante ma, nonostante la foggia fosse antica, era molto raffinata…quasi regale. Sorrise tra sé pensando che, se quella collana fosse stata vera, il suo valore sarebbe stato altissimo… “No, non può essere vera!” ripetè mentalmente. Depositò la collana sul letto e riprese a spostare il tessuto all’interno della scatola. Subito sotto ad un altro sottilissimo strato si celava un foglio di carta , ormai ingiallito dal tempo, e trattenuto da un nastro di seta fissato alla carta con un sigillo di ceralacca. Cercò di decifrare i simboli che erano rimasti impressi sul sigillo, ma era quasi impossibile alla luce fioca della lampada. Decise perciò che avrebbe dedicato più tardi attenzione al documento e lo mise a fianco della collana. Il tessuto che si trovava al di sotto era di pesante velluto color porpora. Mad faticò un po’ a trovarne il capo, poi finalmente, fu in grado di sollevare anche quest’ultimo. Scattò indietro repentinamente alla vista del contenuto ed un grido le salì alla gola. Non riuscì a trattenersi…gridava e piangeva allo stesso tempo mentre con le mani si nascondeva il viso. La scatola giaceva capovolta sul letto a celare ancora una volta il suo contenuto e Mad non riusciva a trovare il coraggio di riportare alla luce la sua penosa scoperta.
Andò in bagno, si sciacquò il viso e cercò di calmarsi. Poi tornò nella camera e sollevò la scatola. Lo scheletro era piccolissimo….sembrava quello di un gatto o di un piccolo mammifero ma, osservandolo bene, non ebbe dubbi….si trattava di un bambino!

lunedì 26 gennaio 2009

Fantasmi di spiaggia...

Per qualche attimo rimase in bilico tra sentimenti e sensazioni diverse. Continuava a guardare il suo corpo nudo davanti a quello specchio. A tratti si lasciava avvolgere dalla tenerezza osservando il proprio seno… pensando a quel figlio che stava crescendo dentro di lei ed a Jess; concedendosi persino il sogno di poter crescere quella creatura insieme a lui. Poi, però, ricordava il loro patto… niente doveva frapporsi tra loro ed i loro sogni…lei la musica e lui…lui il mare; così quella creatura adesso rappresentava solo un impedimento… ed improvvisamente fu come se tutto il mondo gravasse sulle sue spalle. Lei da sola avrebbe dovuto decidere…ed era così difficile anche solo pensare di doversene privare. Tenerlo avrebbe significato dover rimanere lì, in quel posto sperduto, continuando ad osservare quell’orizzonte che per lei sarebbe diventato sempre più lontano. Avrebbe dovuto rinunciare al suo sogno… la sua musica sarebbe rimasta prigioniera tra quelle righe sul pentagramma così come lei tra le mura della Blue-house. Non era in grado di prendere una decisione in quel momento…
Trasse fuori dal suo nascondiglio il nastro che aveva inciso a Dublino e lo inserì nel mangianastri. Era così strano ascoltare sé stessa ed allo stesso tempo gratificante. Le note che si spandevano per la stanza la calmarono e per un po’ la tennero lontana da pensieri….allungò la mano sul letto e raccolse la scatola e l’uncinetto, rimettendosi al lavoro sulla saldatura.

Fantasmi di spiaggia...

Si era alzato e visto il tempo si era ripromesso di girovagare senza meta; così, sceso in paese, iniziò dal porto. Il cigolio degli ormeggi appena mossi dal vento e lo sciacquio del mare lo accompagnarono fino alla passeggiata dove il profumo della salsedine saliva prepotente alle narici. Era in questa consuetudine che solitamente amava trascorrere il tempo e sperava che lo aiutasse a far passare quella mattinata. Ma, quel giorno, tutto questo non gli bastava; la sua solitudine lo angosciava e lo rendeva irrequieto. Ad un tratto decise e disse fra i denti: “ok vado… si vado così starò meglio!”. Ritornò velocemente verso casa, entrò e raccattò tutta la sua roba. Si avviò verso la spiaggia; era distrutta dalla mareggiata della settimana precedente e completamente ricoperta di spezzoni di canne, rami d' albero e sporcizia. Era così diversa… tutto quel sudiciume ne offendeva i contorni….sembrava un dipinto che un pazzo avesse oltraggiato grossolanamente ed a Jess salì un sorriso amaro alle labbra; tutto ciò di cui gli uomini tentavano di sbarazzarsi, gettandolo in mare, alla fine ritornava inesorabilmente sulla spiaggia….
Cominciò il rito della vestizione; anzi della svestizione. Quello era il momento nel quale riusciva ad isolarsi davvero da tutto il resto e, anche quando la " sua " spiaggia brulicava di gente, lui era comunque solo. Presi gli occhialini si avviò verso la riva. Procedette a bagnarsi varie parti del corpo, si infilò gli occhialini e guardò il mare… la sua meta. Si tuffò e non pensò che al " Grande Padre " ed ai brividi che gli percorrevano tutto il corpo. Era questo ciò che voleva….ciò che aspettava da giorni...

edito da anonimo

lunedì 19 gennaio 2009

Fantasmi di spiaggia....

Mad sedette sul letto con la scatola appoggiata sulle gambe. Si sentiva impotente in quel momento. Era su quella scatola argentata che si concentravano tutti i suoi pensieri e sapeva che fino a quando non l’avesse aperta, non sarebbe riuscita a pensare a niente d’altro. Girò lo sguardo per la camera e pregò tra sé di avere a portata di mano ciò che le serviva per forzare la saldatura e finalmente le venne un’idea. Frugò con una certa ansia nel cesto della lana; in mezzo a tutti quei gomitoli colorati trovò un uncinetto sottilissimo. Lo passò sotto il bordo della saldatura; ci entrava perfettamente. Cominciò a sospingerlo in avanti…un centimetro alla volta il vecchio metallo cedeva cadendo in mille piccoli pezzetti sulla sua gonna. Lavorò per una mezz’ora buona prima di aver completamente dissaldato la linea anteriore. Prese allora a forzare l’angolo, ma sembrava che lì il metallo non volesse cedere. Si stizzì e lanciò la scatola sul letto alzandosi di scatto. La testa cominciò a girarle vorticosamente. La nausea le salì alla bocca e dovette sforzarsi di respirare profondamente per frenarla. Appoggiò la testa al muro e lentamente si lasciò andare a sedere per terra. Sudava freddo e stava tremando; “Che cosa mi sta capitando?” si chiese. Poi l’immagine di sé stessa le ritornò dallo specchio del comò rivelandole qualcosa che lei aveva tentato inutilmente di ignorare. Al di là del suo colorito, adesso pallido, qualcosa nel suo viso era mutato. I tratti si erano addolciti e, scendendo con lo sguardo, si accorse che i suoi seni traboccavano dal reggiseno. Si alzò lentamente questa volta e, avvicinandosi allo specchio, si sfilò la maglietta e liberò il seno. Era tondo, quasi opulento, ed un cerchio più scuro racchiudeva il rosa dei capezzoli. Sapeva cosa le stava capitando….lo aveva intuito già da un po’ di giorni, ma fino a quel momento aveva rifiutato di accettarlo. Jess le aveva lasciato qualcosa di sé…un figlio!

lunedì 12 gennaio 2009

oh yes See....

Caro See,

diciamo….che ho capito che cosa vuol dire amare davvero ma, come è ovvio, non posso esprimermi anche per l’altra persona! Ognuno di noi si confronta con i propri di sentimenti e, alla fine, ciò che è davvero importante è l’essere coerenti con ciò che attraversa il nostro di cuore. Ho capito che amo quest’uomo al di là di quello che da lui può tornarmi….poco…molto…non fa differenza. Lo amo perché mi viene naturale e semplice così come mi viene naturale amare le mie figlie, ed allo stesso modo mi sento persa se penso che potrei domani non godere più del privilegio del nostro tempo insieme…..ma può anche accadere….e allora mi consolo del fatto che amare è un po’ come respirare…una volta imparato non si smette più di farlo!
Un bacione See

venerdì 9 gennaio 2009

ciao see...

Ciao Carissimo See,

mi spiace non essere riuscita a contraccambiare per tempo i tuoi graditissimi auguri ma, in questo momento, non ho quasi tempo di respirare. Sto vivendo giornate lavorative che durano 14 ore ed alla fine sono talmente “cotta” che l’unico pensiero che riesco ancora ad articolare è “devo dormire!” Ma lo faccio adesso….”Auguroni amico mio, per un 2009 ricchissimo di tante belle emozioni!”. Spero di poter riprendere i miei tempi normali a breve e ricominciare ad arricchire il nostro racconto di altri episodi….
Un bacione