martedì 29 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

George, appoggiato allo stipite della finestra, osservava puntigliosamente il groviglio di foglie ed arbusti al limite del roseto di Madeleine. I pensieri si rincorrevano nella mente intrecciandosi con i ricordi di 15 anni prima. Tornavano a quel pomeriggio d’agosto in cui, forzando la porta bianca della Blue-house, aveva improvvisamente abbandonato il suo mondo adolescenziale.

Fantasmi di spiaggia...

Lui di fortuna non ne aveva avuta sicuramente in quella giornata. La pioggia lo aveva sorpreso con lo scooter mentre tornava. Si fermò, si infilò frettolosamente una giacca e ripartì. D' altronde l'acqua non era il suo elemento naturale ? Proseguì cercando di restare in piedi sulla strada scivolosa. Arrivò al porto che era incredibilmente bagnato, ebbe solo il tempo di fare il biglietto, prendere un caffè e si imbarcò. Il mare era leggermente mosso e il beccheggio della nave lo cullò in un sonno profondo. Sognò il loro primo tuffo in acque profonde, dove si passava repentinamente dal bianco della sabbia corallina ad un blu scuro degradante al nero delle profondità marine. Mentre scendevano la parete, che scorreva davanti ai loro occhi, sembrava essere la pellicola di uno di quei documentari naturalistici pieni di vita e colori, solo che lì era tutto vero...
L'uomo si stava rimettendo il casco e improvvisamente una domanda passò per la sua mente: "ma quei due cosa staranno mai cercando in quella vecchia casa ?". Si allacciò il casco e scese dalla nave..

edito da Anonimo

lunedì 28 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

I ciuffi di capelli scompigliati dal vento, che le si intrecciavano davanti agli occhi, le offrivano immagini spezzettate come in uno specchio rotto. In uno di quei frammenti scorse l’uomo.
Era curvo sul suo scooter, intento a metter via qualcosa. L’uomo sentendosi osservato si girò e la salutò con un gran gesto della mano. Elena rimase interdetta. Non lo aveva mai visto prima e lui la salutava? O forse era lei ad aver dimenticato? Qualcosa dentro le si mosse…una strana sensazione. Un ricordo forse. Educatamente lo salutò e proseguì verso la spiaggia. Il viottolo era impervio e solo parzialmente tracciato. Dovette volgere le spalle al mare e scendere lentamente afferrandosi man mano agli spuntoni di roccia che offrivano un appiglio. Le ci vollero una ventina di minuti per giungere al fondo piatto e morbido. Quando si girò l’immagine spettacolare del mare che prepotentemente gettava la sua schiuma sulla spiaggia la animò. Era quasi come se per osmosi la forza del mare si insediasse in lei. Prese a camminare a sinistra della spiaggia lottando con il vento che la respingeva e dirigendosi verso una serie di piccole insenature che finivano in nicchie scavate negli scogli. Le sembrava di essere un novello esploratore. Sapeva che aveva qualcosa da cercare, che poteva essere propriò lì vicino a lei, ma niente di più. Le indicazioni che la nonna le aveva lasciato scritte, si riferivano ad un paesaggio di oltre 30 anni prima e nel frattempo la vegetazione, soggiogata dai venti e dall’incessante rinnovo avvenuto nel tempo, era cambiata. Cercava con lo sguardo quell’arbusto a forma di testa di cavallo ben sapendo che non lo avrebbe mai trovato. Aveva solo bisogno di un pizzico di fortuna…

venerdì 25 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia....

L' uomo, uscendo dalla vecchia casa, pensò che tutto sommato in quei due giorni di relax era stato bene e, imboccato il viottolo, ritornò verso il bed&brekfast. Pagò il conto e decise di far ritorno a casa ma, mentre stava mettendo le sue due cose nel bauletto dello scooter, vide uscire la ragazza. La salutò con un ampio gesto della mano, cosa che fece immediatamente capire quando fosse attratto da Lei, che lo salutò gentilmente ma con un certo distacco. Lui continuò a guardarla negli occhi e intuì che aveva " un certo non so che " che la rendeva particolarmente interessante. Non fisicamente, quello lo avrebbe visto anche un orbo! Ma nel carattere, nel suo modo di essere e di porsi con gli altri..........

Edito da Anonimo

giovedì 24 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

L’imposta, martoriata dal vento, la svegliò di soprassalto. Aveva dimenticato di fermarla la sera prima. Si stiracchiò nel letto godendone il tepore poi, rotolandovisi dentro, girò lo sguardo all’immagine che restava incorniciata nella finestra. L’azzurro intenso del cielo era attraversato da nuvole bianche gonfie di pioggia che il vento forte ed incessante trascinava via. Era come assistere ad un’infinita processione. Si fece forza, scalciò le coperte e si alzò di scatto. Corse verso il piccolo bagno e si gettò nella doccia. Indugiò a lungo nel caldo rifugio del bagno; il freddo che gli era entrato nelle ossa il giorno prima sembrava non volerla abbandonare. Poi si vestì e scese al piano di sotto. La proprietaria del Bed&breackfast l’attendeva nella piccola e deliziosa cucina con la tavola apparecchiata, una teiera pronta, ed una varietà incredibile di dolcetti. Fece colazione scambiando quattro chiacchere con lei e venne a sapere che non era originaria del posto ma che ci viveva solo da una decina di anni; da quando suo marito era andato in pensione. Non avrebbe quindi potuto sapere niente da lei…niente di più di quello che già sapeva. Uscì quindi dalla casa e socchiudendo gli occhi al vento forte, si incamminò verso la spiaggia.

mercoledì 23 aprile 2008

see...

See ho dovuto cambiarle per adattare ciò che hai scritto a come e' impostata la storia ed i personaggi. Come fa l'uomo a conoscere George e chiamarlo per nome se fino ai post precedenti sembra che lo tema proprio perche' non lo conosce?? Allo stesso modo...come fa l'uomo ad incontrare la ragazza e fare un certo percorso nel bed&breackfast e poi fare un passo indietro ed aver solo sognato??La casa non può essere priva di finestre e porte...george ci vive da 3 anni. Mi piace molto ciò che scrivi, e' brillante intuitivo e stimolante e mi spiace aver dovuto modificare qualcosa. Comunque, come d'altronde e' giusto per ogni scrittore... per i pezzi che ho cambiato e non ti piacciono o cozzano con ciò che vuoi scrivere, rimandami il tuo scritto e lo riporterò esattamente come lo hai scritto, ma nello scriverlo tieni conto anche della trama che c'e' nei miei. Poi magari ti mando per e-mail i tratti generali del racconto per quanto mi riguarda e magari poi fai altrettanto tu, così da dargli un senso comune. OK??
Un bacione

Fantasmi di spiaggia...

La tremenda panciata a terra lo fece incazzare come una bestia e disse fra sé " ma che cavolo non sarà mica il diavolo in persona! ".Si alzò, si dette una ripulita e tornò sui suoi passi. Rientrò nella casa e si avviò verso le scale che portavano al piano superiore. Le salì e lì, in mezzo al pianerottolo, con voce ferma esclamò “Hey!”, aspettando una risposta che sentiva da sempre, ma sapeva che in questo caso non sarebbe arrivata..”ciao, pà!”....
Prese allora a guardarsi intorno. Una sbiadita passatoia blù attraversava l’intero pianerottolo. Le rose che la decoravano erano a tratti scomparse tra le sfilacciature del tessuto e le fotografie, ordinatamente appese al muro, mostravano solo parzialmente i volti dei personaggi cui erano state scattate. Una tra queste riusciva ancora a mostrare gli occhi e parte del viso di una ragazza. Qualcosa in quel viso lo incuriosì. Fece per avvicinarsi ad osservarla meglio quando George uscì dalla stanza sul fondo ed i due uomini si trovarono a fronteggiarsi. Si studiarono per qualche minuto. Poi George, dopo averlo fissato negli occhi, si girò, scosse le spalle, e come se non gli importasse nulla della sua presenza in quella casa, tornò nella camera e riprese a fissare un punto all' esterno cercando con lo sguardo qualcosa che solo lui sapeva. L' uomo si voltò e ridiscese le scale pensando che l' energumeno sicuramente stava aspettando qualcuno e questo qualcuno non poteva essere che la ragazza del bar...

Edito da Anonimo e Paola

martedì 22 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

Il gemito delle vecchie mezzane lo allarmò! Qualcuno al piano di sopra stava camminando sul pianerottolo… doveva uscire in fretta da lì. Immaginò che si trattasse dell’uomo corpulento che il giorno prima aveva risucchiato nel bar la ragazza. Era prudente tenerglisi alla larga. Quell’uomo incuteva paura. Non tanto per la corporatura che era comunque massiccia, quanto per lo sguardo.
Non era riuscito ad osservarlo bene, ma in qualche oscuro modo gli aveva suscitato la stessa apprensione del sentirsi pinneggiare uno squalo accanto. Inquietante!
Quasi trattenendo il fiato appoggiò la mano sullo stipite della porta e lentamente la tirò a sé. Scese gli sconnessi gradini di pietra e girò sul retro della casa augurandosi che nessuna finestra vi si affacciasse. Il piede gli rimase impigliato in un pezzo di rete da pesca che, staccatasi dal tremaglio appeso ad un asse del ripostiglio, era ormai simbioticamente inglobata all’erba incolta.
Cadde sul tappeto d’erba a ridosso del ripostiglio e fu proprio la tettoia di quest’ultimo a nasconderlo alla vista di George che, al piano di sopra, stava scrutando quel tratto di verde per l’ennesima volta chiedendosi dove…dov’era ciò che da tre anni stava cercando…

Fantasmi di spiaggia....

Si alzò lentamente ed entrò nella casa. La vecchia porta bianca ormai priva di alcune stecche si apriva su una grande cucina . Guardandosi intorno fu pervaso da una strana sensazione, la stessa che aveva avuto mentre ascoltava e riascoltava , in una giornata uggiosa, Alexander Platz di Battiato, una sorta di malinconica tristezza dalla quale però non riusciva a staccarsi.
Fece alcuni passi e rimase colpito dalla bellezza del vecchio soffitto in legno a mezzane e pensò, automaticamente, a chi poteva averlo costruito; vecchi artigiani di una volta che riuscivano con la loro abilità a fare cose egregie con pochissime mezzi.
Rivide suo Padre sudato dentro la piccola bottega dal soffitto nero, contornato da tutti gli arnesi che in buona parte si era costruito da solo............



edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia....

Poteva sentire le asperità del tronco premere sulla sua schiena mentre lì, appoggiato a quell’albero contorto dal vento, osservava la vecchia “bluehouse”. Era una casa diversa dalle altre. Sembrava quasi uscire da una fiaba. Il tetto spiovente con le vecchie tegole grigie ed irregolari era sovrastato e seminascosto dai rami dei grossi pini modulati dal vento. Quei rami pesanti e minacciosi sembravano inghiottirla nel verde cupo del bosco.

lunedì 21 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

Mentre camminava nella boscaglia costeggiando una pozza d' acqua vide la sua immagine riflessa ed automaticamente i suoi pensieri volarono in altri luoghi dove lei, l' acqua, era la padrona assoluta. Luoghi dove le onde spazzavano il veliero da poppa a prua con il comandante ed i suoi che freneticamente cercavano di portarlo a ridosso di una delle poche isole nel raggio di miglia; poi il tuffo con la sua compagna di vita e d' immersioni ed altri due amici conosciuti in barca. Immediatamente le bolle dei loro respiratori risalivano verso la superfice mentre, quasi dal nulla, si erano materializzati quattro squali di barriera ed oltre centinaia di pesci delle più svariate forme e colori.
Si era portato automaticamente le dita a stringere il naso per compensare quando si accorse di essere ormai arrivato al vecchio rudere. Si sedette soddisfatto...




edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia...

L' uomo si svegliò di colpo. Uno strano dolore al collo lo aveva svegliato. Si toccò e sorrise quando si accorse che uno dei due denti di squalo che da sempre portava al collo lo stava bucando. Nello stesso momento si rese conto che l' incontro con la ragazza del bar non era stato che un sogno e tra sé pensò che probabilmente era un segno del destino quello di vederla ma non poterle parlare. Alzatosi andò a fare colazione nel bar della piazzetta nel quale, i soliti avventori senza volto, stavano scambiandosi le loro opinioni su quello che era avvenuto la sera prima. Prese il suo caffè ristretto e si inoltrò nel bosco. Voleva capire come mai quel posto e quel rudere nel suo interno, attirassero tanto la curiosità della gente.
La vegetazione era notevolmente bella ed abbastanza fitta e, mentre tentava di andare avanti, non potè fare a meno di non tornare con il pensiero all'incontro del giorno prima, alla ragazza ed al suo strano sogno…

edito da Anonimo

sabato 19 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia....

George aveva 15 anni quando, in un'estate particolarmente calda ad Atlanta, la sua famiglia decise di trascorrere qualche settimana a casa degli zii irlandesi. Fu davvero una sorpresa inaspettata trovarsi ad ammirare un paesaggio così diverso da quello della sua città. Le colline verdi che costeggiavano le piccole strade di campagna erano ammantate di un fitto e morbido tappeto di erba, ed il piccolo paese arroccato sulla scogliera sembrava un delizioso dipinto. Le finestre azzurre, che si affacciavano sul mare, non riuscivano a contenere la prepotenza del vento che invadeva le stanze portandosi dietro il profumo del mare. A George, sempre inquieto ed impetuoso, quel posto faceva uno strano effetto. Il silenzio e la bellezza di quei luoghi animavano ancor più la sua stravagante fantasia. Così in pochi giorni riuscì a raccogliere intorno a sè un piccolo gruppetto di ragazzini che, affascinati dalla sua eccentricità, lo seguivano ovunque nelle sue scorribande. Un giorno riuscì a riunirne una decina e decise che avrebbero potuto improvvisare una guerriglia nel bosco dietro la chiesa. Partirono con le loro bici ed armati di palloncini carichi di vernice, affrontarono le curve impervie del bosco graffiandosi le gambe nude con le spine dei rovi e raggiunsero un radura. Abbandonate le bici si sparpagliarono dietro rifugi improvvisati e cominciarono la loro piccola guerra. George che già a quell'età era corpulendo fu il primo ad essere bersagliato ed ad essere considerato morto. Fu così, nella noia di attendere che venisse escluso qualcun'altro, che cominciò a perlustrare il bosco. Prese ad addentrarsi sempre più fino a quando la vegetazione, ormai troppo fitta, lo costrinse a sdraiarsi sulla pancia e strisciando come un serpente uscì al di là del rovo. Quando vide la casa seminascosta nella vegetazione ebbe un brivido di eccitazione. Con la fantasia immaginò che in quella casa fosse nascosto chissà quale segreto e non sapeva ancora quanto la sua fantasia fosse ben più modesta della realtà.

Fantasmi di spiaggia....

George si stiracchiò nel vecchio letto cercando al contempo di riparare con il braccio gli occhi da quell'esile, ma insistente, raggio di sole che insolente si faceva largo tra lo strato di polvere sul vetro. Si guardò intorno ed ancora, a distanza di anni, rimase affascinato dall'arredamento.
Fiori rosati ormai sbiaditi si intrecciavano a filari di foglie di vite sulla parete ed il comò di legno scuro sorreggeva il pesante specchio dorato. I tendaggi ormai sfilacciati nascondevano a malapena la grande finestra che si affacciava sul bosco e poteva intravvedere le grosse quercie che si stagliavano imponenti sulla collina. Niente gli apparteneva di quella stanza nè di quella casa, solo un ricordo lontano. Il ricordo di un pomeriggio estivo in cui ancora adolescente ci si era intrufolato dentro ed aveva fatto quell'eccezionale scoperta...

Fantasmi di spiaggia....

Il bed&breackfast era accogliente e pulito, Lei fece una doccia calda e rilassandosi pensò a George poi, stanca della giornata ,si buttò sul letto e si appisolò. Due stanze più in là un' altra figura era chiusa nei propri pensieri e rivedeva mentalmente quella ragazza del bar. Lei sola in mezzo agli altri avventori le facce dei quali sembravano non avere lineamenti. Dopo cena l' uomo si ritirò presto e morfeo lo accolse tra le sue braccia quasi subito. Era ormai mattino quando, dopo aver fatto colazione, la incrociò sul pianerottolo. Immediatamente fantasticò sulla possibilità di conoscerla più a fondo. Lei, come se percepisse i suoi pensieri, girò la testa e sorrise maliziosamente. Non fu però il viso dell' uomo che osservò, ma i due denti di squalo che questi portava al collo. In quel preciso istante lui li stava accarezzando quasi fossero un amuleto e non certamente un trofeo di chissà quale improbabile impresa subacquea in mari lontani. Poi, silenziosamente, si allontanarono inseguendo entrambi i loro pensieri...

edito da anonimo

venerdì 18 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

Una raffica di vento mista a pioggia, improvvisa quanto violenta, la fece tremare e le rallentò il passo. Non appena si riprese passò il dorso della mano sugli occhi per liberarli dall’acqua e, nell’immagine opaca che le si presentò, percepì di nuovo qualcosa ma non ebbe il tempo di capire.
Intanto George aveva a grandi passi raggiunto il lato posteriore della Chiesa e si era ormai addentrato nel folto del bosco. Quando Elena girò lo sguardo intorno a sé e si rese conto di essere ormai completamente sola al centro della piazza, tornò indietro e rientrò nel bar.
Si sporse oltre il bancone e chiese al barista se poteva indicarle un hotel dove pernottare. Lui la osservò silenziosamente per qualche secondo e quasi trattenne il respiro; poi scuotendo il panno che aveva tra le mani come potesse così cacciare anche i pensieri, le dette il nome dell’unico Bed&breackfast che c’era in quel piccolo paese.

Fantasmi di spiaggia...

Mentre gli avventori del bar continuavano a cercare di capire ormai da tre anni chi fosse il tale che si era avventurato nel "brutto posto", una figura esile e mezza bagnata risalì dalla scogliera.
Non era più un ragazzo e si vedeva, ma nonostante l'aria fresca non sembrava a disagio.
Lei, che ancora pensava alla maniglia ed in particolar modo a colui che l'aveva trascinata nel bar a forza, non lo vide ma percepì la sua presenza e si girò per metterlo a fuoco, ma la figura era ormai scomparsa.
Uscì e decise di seguire il tizio della maniglia...



edito da anonimo

martedì 15 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia....

Gli altri avventori trattennero il fiato quando George, spalancando la porta, fu investito dall’esile ragazza. Si aspettavano, come sempre del resto, la sua incontrollabile e furiosa reazione. Non avevano ancora dimenticato l’ultima volta che si era avventato contro il cameriere solo perché incidentalmente gli aveva rovesciato addosso un boccale di birra. Quell’uomo era un inquietante incognita per gli abitanti del paese. Conoscevano solo il suo pessimo carattere attraverso i racconti dei malcapitati che ne avevano fatto le spese, ma niente di più. Lo avevano visto arrivare in un caldo pomeriggio d’agosto di tre anni prima. A piedi aveva risalito l’impervio viottolo che collegava la spiaggia alla strada panoramica. Non aveva nessun bagaglio con sé tranne quel mazzo di vecchie chiavi che gli penzolava dalla mano. Si era avviato attraverso la piazza del paese incurante sia del luogo, che dei pochi che a quell’ora afosa del pomeriggio trasitavano per là. Aveva costeggiato il muro della vecchia chiesa e si era inoltrato nel fitto bosco che si estendeva a ridosso della stessa. Chi lo aveva visto imboccare quel tunnel di rovi aveva immediatamente capito qual’era il luogo in cui era diretto…la vecchia “bluehouse”. Da anni nessuno si era più avvicinato a quella casa. Da quella notte di quasi trenta anni prima in cui i suoi abitanti sembravano essere stati inghiottiti dal buio e nessuno aveva saputo trovare una spiegazione alla loro scomparsa. O, almeno, così credevano…

sabato 12 aprile 2008

FANTASMI DI SPIAGGIA.....

Lui era ricordato, da chi lo conosceva, come un irascibile lottatore ed il fatto che qualcuno fosse rimasto attaccato alla porta mentre tentava di aprirla gli fece ricordare chi era. Si calmò quando vide che la ragazza che si stava trascinando all' interno del bar poteva essere una possibile preda..................

edito da: SEEWATER

lunedì 7 aprile 2008

Fantasmi di spiaggia...

Si erano incontrati, o meglio scontrati, quasi un anno prima in un giorno di pioggia. Elena stava attraversando la strada correndo, mentre le gocce di pioggia che scivolavano sui suoi capelli si erano ormai infiltrate nel leggero giacchetto. Aveva freddo e quell’unico bar aperto, al di là della strada, le era apparso come un miraggio. Ma, non appena aveva appoggiato la mano sulla porta del bar, si era sentita risucchiare all’interno. Dall’altro lato del vetro l’uomo alto e corpulento aveva improvvisamente aperto la porta. Il movimento inaspettato l' aveva fatta caracollare scompostamente all’interno, e solo la prontezza di riflessi dell’altro, le aveva impedito di cadere lunga e distesa suil pavimento. La risata appena trattenuta dell’uomo dapprima l'aveva irritata ma subito dopo, ripensando alla situazione, non era riuscita a non riderne anche lei.