lunedì 15 dicembre 2008

eccomi....

Ciao See,

anch’io sono stata un po’ assente negli ultimi giorni! Si! Il problema si sta risolvendo….sto ritrovando dentro di me quel piacere del tutto mio…personale…per la vita e per tutto ciò che mi circonda. Non voglio pronunciarmi perché nel corso di questi ultimi anni talvolta ho volato convinta di riuscire a rimanere in volo sempre e poi qualcosa è accaduto e sono ripiombata a terra; ma credo che dopo il dolore profondo provato e la fatica immane per rialzarmi, ci possano essere buoni segnali per proseguire il volo con un certo ottimismo. Ho capito, o meglio ricordato, che sono stata sola per tutta la mia vita e che ero comunque serena ed appagata. Sembrerà strano pensando che sono stata sposata per 28 anni, ma in effetti li ho vissuti parallelamente a mio marito senza incontrarci mai…proprio come due binari…ed io che all’inizio avevo sofferto di questa distanza tra noi nel tempo ne avevo fatto la mia forza…niente e nessuno ad intralciare i miei sogni o i miei programmi, così che avevo tutta l’autonomia che mi occorreva per portarli avanti. Adesso vedo la mia storia (di qualsiasi cosa si tratti) con più tranquillità senza aspettarmi niente di più della serena quotidianeità e senza la paura di vederla sfumare o di tornare ad essere “sola” ….perchè so che sono capace di volare… anche da sola!

mercoledì 26 novembre 2008

caro see...

Caro See
mi conosci così bene che non posso nasconderti niente! Si è vero sono triste in questo momento...ma non per me....non per quello che capita a me, ma a persone cui voglio bene.
Avrei voglia di imprecare, di dare sfogo a tutta la rabbia che sento dentro, allo schifo che provo ed invece.....invece devo trovare le parole per regalare speranza a chi in questo momento ne ha meno di me! In questo momento avrei bisogno di tutte le mie energie per ritirare su me stessa, ma devo rimandare....ancora per un pò....devo dare il tempo ad una bambina di nascere! Poi tornerò a pensare a me....
C'e' un nuovo post sull'altro blog e mi piacerebbe sapere che ne pensi....credo che ti piacerà!
Un bacio grande grande

sabato 22 novembre 2008

fantasmi di spiaggia....

Si erano svegliati tardi quella mattina consapevoli entrambi di avere dato sfogo ad un loro desiderio represso che , durante il loro primo incontro, non avevano potuto o voluto soddisfare. Jenny lo teneva stretto a se e gli miagolava come una gattina mentre lui faceva ancora finta di dormicchiare. Lei continuava il suo dolce gioco quando le sue mani si imbatterono in qualcosa che aveva già toccato ed esclsmò : "Shark, si ti chiamerò Shark, come i denti che porti al collo come amuleto!". "Ma dimmi, hai veramente visto uno squalo vivo nel suo ambiente naturale? Io al massimo l' ho visto su un libro!". Stava per continuare quando lui si girò lentamente e le disse: "Si Jenny ho veramente visto qualche squalo durante il mio vagabondare; ma quelli più pericolosi sono quelli con le gambe ricordatelo!" e la baciò. "Che vuoi dire ? Non esistono squali con le gambe, non mi prendere in giro!". "Esistono... esistono e te ne accorgerai da sola, ma ora non ci pensare". "Ti va di fare colazione? Faccio un salto giù a prendere due dolcetti e torno". Si infilò maglietta, pantaloni e scappò mentre lei lo guardava in silenzio. Cinque minuti dopo riapparve infreddolito, posò i dolci sul tavolo, si denudò e si infilò sotto le coperte. Jenny gli chiese d'un fiato: "Ma Lei com'è? E' molto bella, bionda, alta,dimmelo?". "Lei è l'esatto contrario di te ed è per questo che vi amo entrambe! Lei è una sognatrice, tu sei concreta. Lei vorrebbe fare la cantautrice, tu hai già un lavoro che ti rende indipendente. Se vuoi posso continuare." Jenny lo stava ascoltando in silenzio.....non voleva sapere altro, anzi... era pentita di avergli fatto quella domanda. Sapeva che adesso aveva aperto una porta che non le sarebbe mai più riuscito chiudere...ed ebbe un brivido.

Edito da: anonimo

giovedì 20 novembre 2008

fantasmi di spiaggia....

Era finalmente fuori e respirò a pieni polmoni quell’aria fresca e profumata. Girò lo sguardo attorno e vide l’ombra lunga del pino allungarsi attraverso il prato. Dovevano essere più o meno le tre del pomeriggio e, sua madre, sarebbe tornata di lì a poco. Le rimanevano quindi solo pochi minuti per rimettere corda e cerata al loro posto. Sciolse i nodi e riavvolse la corda; poi entrò nella rimessa ed estrasse la scatola dal suo rifugio, liberandosi contemporaneamente di scarpe e tuta.
Sgattaiolò fuori silenziosamente con la scatola sotto il braccio ed una lima nella mano. Sperava fosse sufficiente a forzare quella fragile saldatura. Osservò lo spazio attorno alla casa accertandosi che non ci fosse nessuno in giro. Tutto era immerso nel silenzio. Entrò in casa e si diresse nella sua camera. Kizzie la seguì miagolando. “Non adesso kizzie ti prego!” disse rivolgendosi alla gatta.
Appoggiò la scatola sul letto e cominciò a forzare la saldatura nel punto in cui sembrava più fragile.
Ma, nonostante l’ossidazione, la saldatura non voleva saperne di cedere. Ci lavorò per un po’ senza ottenere alcun risultato. La lima era troppo spessa e non riusciva ad infilarsi sotto il bordo della saldatura. Avrebbe dovuto usare qualcosa di più sottile. Scese in cucina e, proprio mentre stava afferrando un coltello entrò sua madre. Richiuse in fretta il cassetto….troppo in fretta e sua madre lo notò. “Che stavi cercando?” le chiese. Mad non sapeva che rispondere e allora assunse un’aria irritata dicendo “Dove è finito il mio pennarello blu?”, “Possibile che sparisca sempre tutto in questa casa?!” e si incamminò a passo sostenuto verso le scale.

Fantasmi di spiaggia...

Il buio era totale. Girò la corda attorno al polso sinistro e la strinse con le dita mentre, con la destra, recuperava la torcia dalla tasca. L’accese e comincio ad esplorare il terreno che discendeva sotto i suoi piedi. Era zuppo d’acqua ed il fango umido le afferrava i piedi fin quasi alla caviglia cosi chè, ogni passo, richiedeva un notevole sforzo. Non udiva alcun rumore là sotto; solo lo sciacquio lontano di un rivolo d’acqua che si tuffava in quello spicchio di mare che riempiva il canalone.
L’odore dolciastro del terreno umido le dette la nausea e dovette imporsi di deglutire per fermare
l’impulso istintivo di vuotare lo stomaco. Procedette nella discesa e, dopo una ventina di minuti,
scorse finalmente la piccola spiaggia. La vista della scatola argentea cancellò in un attimo tutti i suoi pensieri. Era lì appoggiata di fianco alle sue bombole…esattamente come lei ve l’aveva lasciata e, solo un leggero strato di polvere ne opacizzava il coperchio. Si accucciò e rimase ad osservarla per alcuni minuti. Una grossolana saldatura orizzontale ne sigillava le due parti. A tratti il metallo sembrava consunto dal tempo e le varie crepature lasciavano intravvedere la fenditura scura che si celava al di sotto. Non avrebbe saputo dire a che epoca appartenesse, ma era quasi certa che fosse stata costruita parecchio tempo prima. I bordi erano imprecisi e, i segni inflitti da un martello, ancora visibili sulla superficie. Non aveva niente con sé per forzarla e dovette così rimandarne l’apertura a quando fosse arrivata nella rimessa. Infilò la scatola tra il maglione e la cerata. Se la discesa era statua ardua, la risalita fu una vera impresa. Pur avendo l’ausilio della corda, a tratti si trovava a scalciare nel vuoto ed a cercare non senza angoscia un punto di appoggio per i piedi. Impiegò più di un’ora a raggiungere l’apertura ed utilizzo le sue ultime forze per trascinarsene fuori. Un ramo del roseto la colpi violentemente in faccia ed una delle spine le graffiò le labbra. “Maledizione!” imprecò tra sé.

mercoledì 19 novembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Sua madre si attardò nelle faccende domestiche fin quasi a mezzogiorno. Mad, intanto, osservava inquieta dalla finestra della sua camera il cespuglio di rose sotto cui si celava l’ingresso del canalone. Erano passate quasi tre settimane da quella notte….ma, la sensazione di claustrofobia, era ancora ben impressa nella sua mente. Fu quasi tentata di lasciar perdere, ma non poteva farlo.
Per quella scatola aveva quasi rischiato la vita ed in quella scatola, lei sentiva, c’era qualcosa che avrebbe cambiato completamente il suo destino. Quando vide sua madre allontanarsi e scomparire tra il fitto fogliame, scese da basso. Uscì nel giardino e si trastullò per qualche secondo al sole, quasi a fare scorta di calore prima di scendere in quel budello. Cercò nella rimessa la tuta cerata di suo padre; quella che usava in barca nei giorni di pioggia. Ci si calò letteralmente dentro ed indossò delle scarpe con la suola in gomma; avrebbero offerto abbastanza aderenza al terreno. Poi calzò le mani in un paio di guanti di gomma da giardino, ma subito dopo li tolse; non le avrebbero consentito di afferrarsi con sicurezza alla corda. Si guardò ancora intorno e finalmente vide, buttati in un angolo, dei vecchi guanti di kevlar a dita corte. “Perfetti!” disse tra sé. Le avrebbero protetto le mani, ma le avrebbero lasciato comunque la sensibiltà delle dita per afferrarsi bene. Raccolse la torcia e la infilò in un dei tasconi della tuta. Ecco era pronta! Mancava solo la corda. La scovò sotto i metri di reti di suo padre. Era una corda di cocco abbastanza spessa che suo padre usava per mettere in sicurezza le reti, quando le calava di notte. Se la caricò in spalla e si diresse al tronco del pino. La girò intorno all’albero un paio di volte e poi la assicurò con dei grossi nodi. La distese fino al roseto, scostò i rami e lasciò andare la corda. Poi trasse un profondo respiro d entrò in quel buco oscuro…

venerdì 14 novembre 2008

ehiiiiii See ci sei???

Che fine hai fatto??? Come vedi ho ripreso a scrivere.....sono un pò traballante al momento ma....
credo sia normale dopo una malattia:(( non è vero?! Sto cercando di riappropriarmi della storia e dell'entusiasmo....perchè scrivere, alla fine, è l'unica cosa che ancora mi regali sogni. Tra le parole e con le parole, respiro la vita, la modifico, la disegno e coloro come vorrei che fosse, e chissà.....
Un bacio,

Paola

Fantasmi di spiaggia...

La notte trascorse in un soffio e quando, la mattina, kizzie saltò sul letto per rivendicare le solite coccole, Mad dolcemente la spinse via. Non aveva voglia di aprire gli occhi…non ancora. L’immagine di Jess sull’altro lato della strada le era rimbalzata alla mente più e più volte e, nel sonno, aveva immaginato di parlargli e di poter ancora stringersi a lui. Le bastò questo per far riaffiorare il dolore per il suo allontanamento e perché una morsa gelida le stringesse lo stomaco. Le mancava….le mancava terribilmente, ma non poteva far altro che accettare la sua scelta. Scese dal letto ed afferrò il fascio di fogli che se ne stava nascosto sotto il mobile e prese ad annotarci sopra tutti gli avvenimenti della giornata precedente. A tratti ciò che scriveva le regalava un sorriso ed a tratti le rubava una lacrima; ma quel suo scrivergli e descrivergli le sue giornate, era un modo come un altro perché il tempo non le strappasse del tutto il ricordo di lui. Fu allora, proprio mentre scriveva il suo nome, che le tornò alla mente la loro ultima immersione e la scatola argentata che era rimasta incustodita sulla spiaggetta nel canalone. Improvvisamente recuperare quella scatola divenne urgente…quasi che l’aprirla dovesse cambiare totalmente il finale della loro storia. Si vestì in fretta e scese in cucina.
Sua madre stava armeggiando attorno ai fornelli e lei quasi si innervosì della sua presenza. Non aveva voglia di parlare…non quella mattina. Desiderava solo rimanere sola alla Blue-house e poter
discendere quei pochi, ma impervi, metri che la separavano dalla scatola. Mentre sorseggiava il suo tè, la mente freneticamente lavorava pianificando la discesa. Avrebbe dovuto indossare qualcosa che le proteggesse il corpo dalle asperità della parete e legare una corda al tronco del pino per potersi calare senza scivolare rovinosamene sul terreno. Aveva piovuto negli ultimi giorni e, quasi sicuramente, il fondo del canalone non offriva più punti di appoggio sicuri.

mercoledì 12 novembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

La blue-house era immersa nel buio quando lei vi arrivò. Sembrava imponente e minacciosa adesso che solo fiochi raggi di luna le carezzavano il tetto. Mad si sentì a disagio, quasi che la casa sapesse…sapesse che lei voleva andarsene da là. Strinse tra le mani il nastro, ancora una volta, prima di riporlo nella tasca della sacca, salì quei pochi gradini ed entrò. Il calore che emanava dalla stufa, sciolse in pochi secondi tutti i suoi dubbi e cacciò via le cattive sensazioni che aveva percepito poco prima….quella era la sua casa da sempre; ne conosceva ogni più piccolo segreto…lì non poteva esserci nessun pericolo ad attenderla…
Accese la luce e vide che la tavola era già stata apparecchiata. Sorrise! Chissà dove si era cacciata sua madre a quell’ora della sera. Le pentole erano appoggiate sul piano della stufa e gorgogliavano rumorosamente mentre kizzie si allungava sinuosamente nella sua cuccia lì vicino, cercando di attirare la sua attenzione.
“Ciao piccolina!” le disse Mad. La gatta si alzò velocemente e le corse incontro, cominciando a sfregare il corpo contro le sue gambe. Mad la prese tra le braccia: “Oh Kizzie sapessi…oggi ho inciso il mio primo nastro!” ….e prese a danzare con la gatta tra le braccia. Fu in quel momento che la porta si spalancò rivelando il corpo massiccio di suo padre con le braccia cariche di vettovaglie seguito da sua madre che borbottava qualcosa.
Per un attimo rimasero immobili tutti e tre, poi suo padre esclamò: “Mmmh vedo che sei allegra…questo vuol dire che il tuo colloquio è andato bene?!”.
Mad arrossì! Aveva dimenticato la bugia che aveva raccontato loro per potersi allontanare da Cobh, ma si riprese in fretta. “Si! Il colloquio è andato bene!” mentì, “ma per il momento non ci sono ancora incarichi disponibili!”, si affrettò ad aggiungere mentre suo padre stava già allontanandosi verso la dispensa.

mercoledì 22 ottobre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Aveva trovato posto all' ostello per una sola notte, così che, la mattina successiva, fece su lo zaino ed uscì per dirigersi alla stazione. Cercava, mentalmente, di ricordare se era già passato dalle strade che stava percorrendo, ma niente gli era familiare. La fame si fece sentire violenta come un pugno nello stomaco e, arrivato alla prima pasticceria, entrò e si sedette ordinando due paste con la marmellata ed un caffè. Si stava sedendo quando, con la coda dell' occhio, vide Jenny passare davanti alla vetrina. Appoggiò frettolosamente il tutto sul tavolo, uscì sulla strada e la chiamò. Lei girando la testa lo vide ed un sorriso le si stampò sulla sua bocca. Attraversò la strada e, raggiuntolo, gli dette un bacio sulla guancia dicendo: “Ciao straniero sei ancora qui?”.“Entriamo!” disse lui, “Ti offro la colazione!”.
Sedettero l’uno di fronte all’altro e lei, preso uno dei suoi dolci, iniziò amangiarlo guardando Jess fisso negli occhi. Gli chiese dove fosse finito e lui, anziché risponderle, si allungò attraverso il piccolo tavolino e, presa la sua testa fra le mani, la baciò sulla bocca. La marmellata della pasta che Jenny stava mangiando gli si attaccò a baffi e barba ed una signora che assistette alla scena si mise a ridere vedendo quel colorato disastro sul viso di Jess. Anche Jenny prese a ridere e la sua risata contagiò anche lui. “ Sei più raggiante del solito!” le disse Jess.
“Che cosa stai facendo da queste parti?” replicò lei. Poi sorridendo…”Vieni a dormire da me stanotte?”. “Sì, penso di sì!” rispose lui. “Avevo intenzione di raggiungere la stazione quando ti ho vista. Non ho resistito e ti ho chiamata ed adesso…adesso non ho più voglia di partire!”. “Bene!” disse lei baciandolo sulla guancia. Si alzò e, ancora una volta, scappò via dicenogli che doveva ritornare al lavoro. “Ciao…” fece lui, ma Jenny non lo udì. Era ormai già scomparsa in mezzo alla folla. Pagò il conto e stava per uscire quando, la signora della pasticceria, gli disse:“Mi scusi Signore, ma credo che dovrebbe vedere la sua guancia!”. Lui si girò verso lo specchio e si rese conto di avere il profilo delle labbra di Jenny stampato sul lato destro del viso. “Grazie Signora! Non le pare che sia molto bello?! Lo terrò fino a questa sera!” ed uscì ridendo dal locale.

edito da: anonimo

lunedì 13 ottobre 2008

Fantasmi di spiaggia...

L’ambiente ovattato della sala ed il luccichio di leds e microfoni le fecero venire i lucciconi agli occhi. Era così emozionata… trovarsi lì e poter incominciare a credere davvero al suo sogno…
Sean le prese lo spartito dalle mani e lo consegnò ad un altro che si trovava al di là della barriera costituita da una complicatissima consolle. L’uomo lesse attentamente lo spartito e cominciò a suonarla sulla tastiera. Mad tratteneva il fiato mentre cercava di capire dall’espressione dei due, se la sua musica aveva chance di essere capita ed apprezzata o meno. Sean e l’altro si guardarono l’un l’altro mentre ritmicamente si muovevano al ritmo delle note, poi, guardando nella sua direzione alzarono il pollice in segno di assenso. Mad sentì la tensione sciogliersi in mille piccoli brividi ed un urlo di gioia le sgorgò dalla gola. Sean le si avvicinò e le chiese: “Pronta Mad?? Pronta ad incidere il tuo pezzo?”. “Certo che sì!” rispose lei quasi gridando. Sedette su uno sgabello ed abbracciò la chitarra, ne respirò l’odore quasi a recuperare così l’essenza della musica e comincio a pizzicarne le corde. Quando fu pronta fece un cenno con la testa ai due ed appena la luce rossa di registrazione si accese, attaccò il suo pezzo. Alla prima la voce le mancò, così dovette ricominciare dall’inizio. Poi, quasi per incanto, tutti i pensieri svanirono e si sciolsero in quella melodia.
Uscì dallo studio giusto in tempo per raggiungere il parcheggio degli autobus da dove stava partendo il suo. Fece cenno all’autista che le riaprì la porta e salì a bordo.
Fece tutto il viaggio di ritorno stringendo tra le mani il nastro della registrazione. Si trattava ovviamente della prima incisione alla quale sarebbe seguita la versione perfezionata dal tecnico di incisione, ma per lei, avere quel nastro tra le mani, era già una piccola vittoria. Come avrebbe desiderato farlo ascoltare a Jess, dividere con lui quella gioia ma….ma ormai Jess era fuori della sua vita e lei…lei doveva dimenticarlo.

giovedì 9 ottobre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Per un attimo le girò la testa! Il caldo avvolgente dello studio, il colore rosso della moquette ed il suono che filtrava dalla sala di incisione, le dettero la sensazione di trovarsi dentro il fotogramma di un film. Le sembrò di essere un personaggio in bianco e nero finito casualmente dentro una pellicola a colori! Che ci faceva lei, Madleine, semplice ragazzotta di paese, lì? Ma i suoi pensieri e le sue titubanze sparirono all’istante quando, per un attimo, qualcuno aprì la porta dello studio ed il suono pieno, forte ed inebriante della musica riempì l’aria . Lei chiudendo gli occhi vi si abbandonò dimenticando ogni cosa ripetendo tra sè: " Oh se è bella la musica!"
Qualcuno pronunciò il suo nome riportandola improvvisamente al motivo per cui si trovava in quello studio.
“ Buongiorno Signorina Byrne!”. “Il mio nome è Sean Mahon e sono qui per aiutarla ad incidere il suo pezzo!”.
Mad non riusciva a pronunciare neanche una parola! Quell’uomo dinanzi a lei aveva qualcosa di particolare negli occhi; quasi che guardandola le trasmettesse il suo calore ed il suo energico ottimismo e lei se ne stesse lì ad aspettare che lui la sospingesse avanti nel corridoio come fosse un’alunna. E fu più o meno quello che accadde! Sean le si avvicinò e posandole una mano sulla spalla la condusse dentro la sala di incisione. Lei sgranò gli occhi quasi avesse visto Babbo Natale!

lunedì 6 ottobre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Mad cercò di pensare velocemente a come rintracciarlo e raggiungerlo, ma non aveva idea del numero di autobus su cui Jess fosse salito. Sul momento il senso di frustrazione ebbe la meglio poi,
trasse un gran respiro, e si ripetè mentalmente che nessuno poteva interferire con il disegno Divino. Se era previsto che per loro e per il loro amore ci fosse ancora tempo, loro si sarebbero incontrati di nuovo a prescindere da tutto quanto. Tirò su il bavero del giacchetto ed attraversò la strada. Dopo pochi minuti l’autobus che la doveva condurre alla sala di incisione si fermò davanti a lei. Vi salì sopra concentrando di nuovo l’attenzione sui programmi che aveva in mente. Avrebbe inciso il suo pezzo, ne avrebbe fatte copie ed avrebbe cominciato ad inviarlo alle case di produzione e poi…poi sarebbe stato come Dio avrebbe voluto.
Per poco non rischiò di perdere la fermata in cui doveva scendere, tanto lo sballottolio dell’autobus l’aveva ipnotizzata. Scese in mezzo ad un gruppo di giovani e si lasciò trascinare senza opporre resistenza fino al bordo del marciapiedi. Finalmente riuscì a staccarsene ed a volgere lo sguardo intorno. Aveva smesso di piovere ed un pallido sole faceva capolino tra gli alti palazzi. “E’ come osservare il cielo dal fondo di una scatola!” pensò. Lei che era abituata a spazi aperti ed al sole che stendeva manti luminosi su di essi trovava strano osservarlo invece spezzettato tra i palazzi. Scrollò la testa come rimproverandosi di queste sue divagazioni e tornò ad osservare attentamente la via ed i palazzi che vi si affacciavano. Lo studio di incisione si trovava al n. 13 e lei per l’ennesima volta storse il naso a questa constatazione. Il 13 era un numero che lei temeva; quello che fin da bambina l’aveva sorpresa con accadimenti poco piacevoli ma, stavolta, quello era il numero che avrebbe dovuto cambiare la sua vita. Entrò nell’andito del palazzo e cominciò a salire le scale, raggiunse la
Porta dello studio d’incisione ed entrò.

Fantasmi di spiaggia...

Gironzolava senza meta per la città, nonostante la pioggia. Alzando gli occhi vide, al campanile della chiesa, che l'orologio segnava mezzogiorno. Fermatosi pensò sul da farsi e, guardando il portone della chiesa, vi si diresse . Mentre alcune signore ne stavano uscendo, lui entrò. Posò lo zaino a terra e si sedette su una delle ultime panche. Si rese conto di essere bagnato; la cosa non lo disturbava ma non poteva certo permettersi di ammalarsi.Prese lo zaino e si avviò verso quella che gli pareva la sacrestia. Fece per entrare chiedendo permesso quando, una voce dall' interno, gli disse di farsi avanti. Entrò e l’altro uomo, senza molti preamboli, gli chiese cosa stesse cercando. Lui, con la stessa franchezza, gli disse tutto d’un fiato:”Signore ho bisogno di un alloggio per questa notte, ho pochi soldi ed un lungo viaggio ancora da affrontare!”. Senza dire una parola l' uomo si voltò e su scrisse qualcosa su un pezzo di carta. Allungandoglielo gli disse che quello era il nome di un ostello, e gli dette le indicazioni per raggiungerne l'indirizzo. Poi aggiunse che non avrebbe potuto sbagliare perché, arrivato a destinazione, avrebbe visto un via vai di giovani. Alcuni che cercavano l' ostello ed altri che gravitavano nella zona poichè lì c' era una nota casa di incisione............

edito da: anonimo

martedì 30 settembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Il viaggio in autobus da Cork a Dublino fu interminabile ma bellissimo. Le campagne tutto intorno erano spettacolari. Le immense distese di verde erano punteggiate da mucche e pecore che pigramente brucavano tutto quel ben di Dio; oppure se ne stavano sdraiate in circoli stretti, come vecchie comari che spettegolano. Era divertente provare ad immaginare le loro conversazioni…”hai saputo che oggi Violet ha mangiato troppa erba medica e le è venuta una pancia…” sorrise tra sé come fosse ancora una bambina. Si divertiva a lasciare alla mente la libertà di giocare…un modo come un altro per non lasciare all’ansia modo di ingrigire i suoi sogni. Attraversarono diversi graziosi paesi dove le costruzioni colorate sembravano disegni di bambini. Lei rimase affascinata dalla cura che di volta in volta gli abitanti avevano messo nell’apporre insegne…era tutto così armonioso! “Chissà se anche Dublino e’ così?” si chiese.
L’autobus raggiunse il capolinea e si allineò agli altri che lì attendevano di ripartire. Erano da poco passato mezzogiorno e Mad cominciava a sentire fame ma, non appena ebbe svoltato l’angolo, si sentì come trascinata da quel fiume di gente che frettolosamente camminava sui marciapiedi. Era così diversa dalla sua città. Al silenzio quasi religioso di Cobh, Dublino contrapponeva una cacofonia di suoni fatta di voci, di clacson e del rumore dei mezzi che transitavano sulle strade. Era tutto così grande lì che per un attimo si senti sopraffatta e spaventata. Sarebbe riuscita a trovare lo studio in tempo?. Proprio in quel momento cominciò a piovere e mentre cercava riparo sotto la tettoia di un albergo un’immagine la bloccò. Al di là della strada vide Jess. Aveva il suo Zaino in spalla e cercava di riparare con il braccio la testa dalla pioggia. Mad si avviò al centro del marciapiedi per tentare di attraversare la strada ma, il via-vai degli autobus e delle auto glielo impedì. Provò a chiamarlo ma il rumore nascose la sua voce poi, quando tra un autobus e l’altro riuscì di nuovo a vedere quel punto, lui era ormai scomparso.

Fantasmi di spiaggia...

“Jenny, aspettami che ti accompagno!” le disse quasi a volersi far perdonare. “ ok ma muoviti, io sono quasi pronta!”.Uscì al volo dal sacco a pelo e si tuffò sotto la doccia. Si stava asciugando quando sentì la porta chiudersi. “Jenny!” chiamò. Lei dalle scale gli disse che era in ritardo e che si sarebbero visti la sera e agguinse: “Nel caso tu voglia rimanere!”, e andò via.Si vestì. Era indeciso sul da farsi, uscì in strada e si mise a passeggiare distrattamente. La città non gli piaceva paricolarmente, ma prese tempo per decidere e si sedette in un parco. Pensava alle due ragazze. Mady animo di artista e sognatrice. Quando pensava a lei gli tornavano alla mente tutti i bei momenti trascorsi insieme e la tentazione di prendere e tornare era forte.Jenny invece, concreta e discreta, non gli chiedeva niente. Era tentatodi aspettarla ma, disse fra se, “Perchè rovinare tutto!”. Si alzò, tornò all' appartamento, prese la sua roba e scrisse due righe: " Ciao Jenny spero di poterti rivedere… " ed un numero di telefono, per quel che poteva servire ed uscì....


Edito da: anonimo

lunedì 29 settembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Uscì di casa frettolosamente dicendo alla madre che si recava a Cork per un colloquio di lavoro. Girò intorno alla Blue-house e recuperò gli spartiti della canzone per Jess che aveva nascosto sotto il cespuglio di rose e li infilò sotto il giacchetto. Il freddo pungente di quel mattino la costrinse a stringercisi dentro più che poteva mentre si recava nella piccola stazione. Erano pochissimi i passeggieri in attesa del treno; lei ed un piccolo gruppo di turisti che tornava a casa. Il tempo di attesa le parve infinito tanto era impaziente di arrivare a Dublino e registrare la sua canzone. Chissà se Jess era già ripartito per l’Italia…Jess…era per lui che faceva tutto questo! Sognava che un giorno lui, ascoltando la sua canzone, avrebbe potuto riconoscere nelle sue strofe tutto l’amore che lei provava per lui. Il treno arrivò sbuffando e lei vi salì piena di speranza.

Fantasmi di spiaggia...

Jess percepì il calore del suo corpo accanto al suo ed istintivamente disse: “ Mad smettila ho ancora sonno!”. La ragazza, con voce risentita, gli rispose: “Non sono Mad, sono Jenny!: Jess si girò e chiedendole scusa le disse che non conoscendo il suo nome aveva tirato ad indovinare. Lei, di rimando, disse: “ Bugiardo! Anche nel sonno hai fatto questo nome! Chi è lei ? E’ quella speciale ?” Jess la baciò sfiorandole appena le labbra e fece si con la testa. Poi le fece un breve riassunto della loro intensa storia e, mentre parlava, si rese conto che nonostante fossero abbracciati nessuno dei due faceva il passo successivo. Le fu grato per questo.Jenny ascoltava rapita e quando lui ebbe finito esclamò : “Siete stati veramente fortunati. Non è facile trovare il vero amore!” Si scostò da lui e gli disse che doveva andare a lavorare.


Edito da: Anonimo

sabato 27 settembre 2008

Fantasmi di spiaggia....

Mad aprì gli occhi e prese ad osservare rapita l'effetto dei raggi di sole che filtravano dalla finestra, su quei granelli di polvere sospesi nell'aria. La stanza sembrava avvolta in una rete sottile di pulviscolo dorato che ammorbidiva i contorni dei mobili che l'arredavano. Fantasticò con la mente di essere Alice nel paese delle meraviglie. Era così che si sentiva quella mattina....una specie di giovane esploratrice in procinto di fare grandi cose! Indugiò ancora un pò nel letto accoccolata nel tepore delle coperte. Poi lentamente prese a stiracchiarsi ritirando poi velocemente le gambe ogni volta che sfioravano i lati freddi del lenzuolo. Rideva Mad....rideva nel cuore di tutte quelle sensazioni che la facevano sentire viva e vitale. Improvvisamente scostò le coperte e scese dal letto. La pelle le si increspò in mille puntolini per il freddo ma, velocemente, entrò sotto la doccia e si lasciò andare al piacere dell'acqua bollente sulla pelle. Mentre l'acqua lavava via gli ultimi residui di sonno, Mad, schematicamente disegnò nella mente quella che sarebbe stata la sua giornata. Avrebbe preso il treno per Cork e poi di lì un autobus fino a Dublino. Calcolò che avrebbe raggiunto Dublino nel primo pomeriggio ed avrebbe avuto a sua disposizione circa tre ore per visitare lo studio di incisione prima di dover riprendere l'autobus che l'avrebbe riportata a Cork. Sapeva che il tempo a sua disposizione era pochissimo ma non voleva insospettire suo padre...

Fantasmi di spiaggia....

Disteso sul sacco a pelo non riusciva a chiudere occhio, mentre sentiva il respiro di lei che si era fatto regolare in quel preciso istante. Pensò che non le aveva neanche chiesto come si chiamava. Fantasticò su tutti i nomi che gli passavano per la mente quando esclamò a mezza voce: " Mady...". Lei si girò, bofonchiò su qualcosa e riprese il suo sonno tranquillo. Jess chiuse gli occhi e iniziò a pensare ai giorni passati ed a tutto quello che era successo. Mad era sempre nei suoi pensieri; lei ed il " grande padre ", ll mare dove il loro amore era nato e cresciuto. Le immagini nella sua mente stavano scorrendo come in una vecchia pellicola, quando dolcemente si addormentò.




scritto da: Anonimo

venerdì 26 settembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Aveva appena finito di scrivere quelle due frasi che la penna le scivolò dalle mani. Cominciò a tremare ed a sentirsi sopraffare dall’ansia di quel distacco. Le lacrime scivolavano dolcemente sulle sue guance arrossate, mentre il petto si abbassava ed alzava ritmicamente scosso dai singhiozzi.
Ruotò il dorso della mano e prese a strofinarsi gli occhi tentando di arginare così quel flusso incontrollabile, ma sembrava un’impresa impossibile. La camera le appariva, attraverso quel velo liquido, sfocata e sbiadita quando, improvvisamente, il bagliore della luna attaverso il vetro la calmò. Era una luna tonda grande e dorata che occupava gran parte della visuale della finestra. Sorrise! Prese ad osservarla e si accorse che quell’immagine così familiare bastava a farla sentire un po’ meglio. Certo! Nessun mare per quanto grande avrebbe mai potuto separarla da Jess! Loro due erano anime affini, capaci di osservare la luna tuffandocisi dentro con la fantasia. Le loro menti avevano spaziato empaticamente insieme per mesi e si erano così tanto infiltrati l’uno nelle sensazioni dell’altro, assimilando ed alimentando reciprocamente emozioni, fantasie e sensazioni che, alla fine, qualcosa di Jess era rimasto in lei e qualcosa di lei era partito insieme a lui. Adesso capiva che si sarebbero appartenuti per sempre quale che fosse il destino loro riservato. Prese di nuovo tra le mani la conchiglia, la carezzò come avrebbe carezzato lui e sorrise ancora. Ciò che li aveva uniti era qualcosa che andava al di là dell’amore tra un uomo ed una donna. Nessuno di loro due aveva mai desiderato possedere l’altro od i suoi pensieri….loro erano un unico pensiero rivolto alla vita ed a tutte quelle sfumature che il mondo loro intorno offriva a chi aveva occhi per vedere e cuore per sentire….l’amore per la vita era lì dentro di lei….ancora dentro di lei.
Si svestì lentamente mentre nella sua testa i programmi andavano ordinandosi…..l’indomani, per prima cosa, si sarebbe recata a Dublino…

Grande See....

..........grazie See....grazie di aver capito..... e scritto questo nuovo episodio!
Spero di riuscire a scrivere il mio entro stasera....
Un'abbraccio forte!

Fantasmi di spiaggia...

I due entrarono nel piccolo ma ordinato monolocale. Jess buttò da una parte gli zaini e si guardò intorno. Si girò e chiese alla ragazza dove avrebbe dovuto dormire e lei, mentre si stava togliendo la giacca, gli indicò un' angolo vicino al letto e sparì dietro l' unica porta senza dire una parola.Si sentiva lo scorrere dell' acqua e, Jess, pensò che si stesse facendo la doccia; nel frattempo, lui, stava preparando il suo inseparabible sacco a pelo.
Appena ebbe finito di distenderlo sul pavimento cercò un pò di acqua, bevve e si sdraiò pensieroso.Lei rientrò praticamente nuda. Gli si avvicinò e, mentre si infilava una camicetta, gli domandò come mai fosse così. “Così come ?” chiese lui. “Assente!” disse la ragazza. “Niente!” disse lui svogliatamente “E’ solo che la mia vacanza è finita e la strada per casa è ancora molta!”. E, per interrompere quella conversazione, le chiese: “Dove posso offrirti una birra?”. Lei finì di vestirsi e gli fece cenno di seguirla.Il pub era molto vecchio; lo si capiva dagli arredamenti e da quel non so che di vissuto che si respira all' interno di certi locali. Si sedettero ed ordinarono due " scure " mettendosi poi a parlare del più e del meno. Lei gli disse che lavorava non lontano da lì e che amava ciò che faceva. “E tu?” chiese lei all’improvviso.
“Ho girellato per un bel pò di tempo ed ho incontrato molta gente. Adesso è tempo che rientri a casa!”“Hai incontrato qualcuno speciale?” chiese lei. “Si!” rispose secco lui. Poi aggiunse con dolcezza: “Anche tu a modo tuo sei speciale! Mi hai ospitato senza sapere chi sono e da dove vengo! Si, sei speciale!”.
“ Grazie!” disse lei arrossendo un pò.....


scritto da: Anonimo

martedì 9 settembre 2008

see...

Caro See,

sono appena tornata dall'Irlanda ed ho visto i luoghi di Mad e Jess!!! Non puoi immaginare l'emozione che ho provato...è stato come se improvvisamente i personaggi della nostra storia si materializzassero davanti ai miei occhi ed io potessi osservare quei luoghi percependoli come se mi appartenessero davvero! Sai è buffo ma Cobh è proprio come il paese di Mad....un'isolotto di pescatori con una grande chiesa nella piazza che confina con un fitto bosco di alberi. Chissà se inoltrandomi avrei potuto trovare la Blue-house....magari...
Ma posso garantirti che il viaggio di ritorno da lì a Dublino l'ho vissuto con il cuore di Mad...una sottile malinconia per una solitudine non desiderata e...e la speranza di trovare a Dublino la porta aperta sui sogni!!!
Ti mando un bacio ed un abbraccio!
Paola

martedì 26 agosto 2008

see....

Sono appena rientrata dalle ferie....ho letto il tuo commento...che succede See??? Se ne hai voglia chiamami pure al telefono così mi spieghi che è accaduto.
A presto

Paola

venerdì 18 luglio 2008

See....

Ciao See,

non preoccuparti...anch'io sono un pò ferma. Andrò avanti nella storia e quando avrai voglia di intervenire lo farai!
Un bacione e buone....ferie???

mercoledì 9 luglio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Dopo cena, Mad dette la buonanotte ai genitori e salì nella sua stanza. Si gettò sul letto mentre con lo sguardo osservava le conchiglie appoggiate sul tavolinetto lì accanto a lei. Per ognuna di esse esisteva una storia ed un ricordo legato a Jess ed a quei favolosi mesi trascorsi insieme a scorrazzare per i fondali. Prese tra le mani una conchiglia bianca striata di grigio e ne saggiò il lato dentellato sorridendo del solletico che questo le procurava al dito. Jess l’aveva usata un giorno in spiaggia. Tenendole ferma la schiena con il suo corpo, gliel’aveva passata avanti ed indietro sulla nuca e sul collo procurandole una serie ininterrotta di brividi ed a nulla erano valse le sue deboli proteste…. . Avevano riso come pazzi ogni volta che lui, strizzando gli occhi in tono minaccioso, se ne era armato per spaventarla. Oh Jess! Le mancava già adesso a poche ore dalla sua partenza, che sarebbe accaduto nel tempo? Avrebbe finito per dimenticarlo insieme ai bellissimi ricordi di quel tempo insieme…destinati a sbiadirsi nel trascorrere degli anni a venire? No! Non voleva che quel pezzo della sua vita potesse sparire dalla sua memoria…era stato il più bello…quello in cui si era sentita davvero felice! Girò lo sguardo intorno nella stanza poi l’attenzione le cadde sulla sacca scompostamente appoggiata alla parete. I fogli bianchi ne erano fuoriusciti…ne prese uno intonso tra le mani, afferrò la penna e cominciò a scrivere…

Cobh, 8th sept. 1978

Sweet Jess,
you are just left and i miss you a lot ….

Fantasmi di spiaggia...

Lui stava distrattamente leggendo una rivista sub mentre il dondolio dell' autobus lo stava pian piano facendo appisolare. Appoggiò la rivista sulle gambe e reclinò la testa verso il finestrino chiudendo gli occhi.Si rivide con Mady nella loro prima immersione, mano nella mano.Mentre la sognava un accenno di sorriso gli fece inarcare le labbra… lei continuava ad essere il suo sogno e sempre il suo punto di riferimento. Quando il bus frenò bruscamente lui risvegliandosi riaprì gli occhi proprio nell’istante in cui una ragazza, piuttosto vistosa, gli si stava sedendo accanto. Il bus ripartì, lui chiuse di nuovo gli occhi e si riappisolò. Un bel po’ di tempo dopo aprì gli occhi e quando lo fece notò la ragazza al suo fianco sbirciare la sua rivista. Senza rivolgerle parola le offrì il suo giornale perché potesse leggerlo e lei prese a sfogliarlo con curiosità. A quel punto fu lei a parlargli chiedendogli se era un sub. La sua risposta fu un si con la testa, non per mancanza di rispetto, ma perchè dopo la partenza dall’irlanda si sentiva stanco, sia fisicamente che mentalmente. Dopo un pò lei gli chiese di dove fosse e lui le rispose: “Italia.”Inaspettatamente la ragazza avvicinò la mano al collo di lui e prese ad accarezzare i due denti di squalo. Mentre li osservava gli disse che erano molto belli e che non ne aveva mai visti prima di allora. Fu tentato di raccontarle la solita litania sugli squali ed i mari tropicali che li ospitavano, ma si fermò quasi subito. Riflettè qualche istante poi le chiese bruscamente: “Hai un posto dove posso dormire? Non ho molti soldi con me ed il mio viaggio per arrivare a casa è molto lungo. Non ti darò fastidio… se tu potessi aiutarmi…”Lei lo guardò negli occhi e gli disse sorridendo: “Non so neanche il tuo nome…”, “Jess… Jess è il mio nome!” la interruppe lui.......

Edito da Anonimo

martedì 8 luglio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Stava calando la sera e l’umidità saliva dal mare sfiorandole la pelle. Il brivido che la scosse la costrinse infine ad abbandonare la spiaggia e con essa tutte le sue riflessioni e ricordi. Risalì il dirupo con qualche difficoltà…si sentiva stanca quella sera e malinconica, ed i fogli bianchi che spuntavano dalla sua sacca, non facevano che accrescere il suo senso di solitudine. Se prima di conoscere Jess la sua musica bastava a farle compagnia adesso, invece, era proprio quest’ultima a fargliene sentire così tanto la mancanza. Non sapeva se il futuro avesse in serbo per loro qualche sorpresa, ma qualunque fosse stata la strada che il loro amore avrebbe preso, lei decise che ne avrebbe scritto, giorno dopo giorno, la storia. Giunta alla Blue-house rimase per qualche attimo lì immobile nel piccolo giardino ad ammirarla. La piccola porta bianca risaltava nel buio del crepuscolo ed i vasi di rose che ne decoravano i gradini, sembravano pomposi maggiordomi che accogliessero i visitatori con inutili inchini. La luce della lampada all’interno della cucina sembrava danzare del movimento che vi si svolgeva all’interno…boli d’ombra si allungavano a dismisura per poi ricomporsi nella loro forma tondeggiante… come ectoplasmi che tentassero infruttuosamente di materializzarsi. Sorrise Mad…sorrise tra sé per la magia che da sempre sembrava sprigionarsi da quella casa. Chissà se erano angeli o demoni i padroni di quello spazio o anime ribelli come lei, certo qualcosa di inspiegabile ne emanava. Chiunque vi passasse vicino ne rimaneva così tanto stregato che non poteva fare a meno di scuoterne il batacchio per farsi accogliere al suo interno. I suoi genitori si erano ormai abituati negli anni a quelle simpatiche invasioni e spesso nelle fredde serate invernali ne riparlavano davanti al fuoco snocciolando i nomi dei vari visitatori e ricordando gli aneddoti che da quelle visite erano nati. Mad scosse la testa e cominciò a salire i gradini. Non appena spinse la porta si senti avvolgere dal caldo confortante che sprigionava dalla cucina e dal profumo del cibo che borbottava sul fuoco. Si accorse di avere una fame tremenda e ricordò che per tutta la giornata non aveva mangiato. Si avvicinò a sua madre e lei girando lo sguardo la fissò negli occhi. Bastò quell’istante di profonda intimità ed intesa tra loro perché gli occhi di entrambe diventassero lucidi. Si abbracciarono e sua madre le sussurrò all’orecchio: “ Tornerà Mad…tornerà stanne certa!”. Poi, riprendendo il controllo, chiamò suo padre brontolando a voce alta al suo indirizzo come di consueto.

lunedì 7 luglio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Mad seduta sullo spuntone di roccia osservava rapita l’immagine di quel tramonto. Il profilo delle rocce scure nell’ombra dei raggi che appena le sfioravano, dava un taglio particolare allo scenario.
Riusciva a distinguere, lontano all’orizzonte, l’albero nudo di vele di un’imbarcazione che pigramente si dondolava al largo, mentre il riflesso degli ultimi raggi di sole si calavano deboli sull’acqua attraversando quel velo grigio-rosa di cielo che baciava il mare.
Si costrinse a guardare la palla infuocata sino a quando, pur distogliendo lo sguardo, quell’immagine continuò a rimbalzare al di sotto delle sue palpebre chiuse.
Era sola quel giorno…per la prima volta sola da mesi! Jess le mancava, ma la sua partenza avvenuta solo qualche ora prima, non la rendeva triste. In qualche modo sentiva che qualcosa di lui era rimasto in lei, nel suo modo di vivere la vita e di respirarla a pieni polmoni. Le aveva lasciato i suoi sogni, le sue speranze ed il coraggio di affrontare ogni difficoltà pur di raggiungere ciò che desiderava. Adesso sapeva che il loro immergersi in quelle acque, giorno dopo giorno, non era stato solo un piacevole scorrere del tempo ma una sorta di allenamento alla vita. Si erano messi alla prova cercando di scoprire fino a che punto era ragionevole spingersi prima di rischiare di perdere tutto…la loro stessa vita. Mad rimase a lungo su quella spiaggia persa in queste riflessioni e nella quiete silenziosa si sentì felice di essere unica spettatrice di quel tramonto così bello dove, oltre allo sciacquio dell’acqua, poteva godere del canto delle rondini che le volavano intorno così tanto vicine da vederne il muso.
Il rosa del cielo era ormai virato al viola ed il sole era un globo fucsia mentre lentamente scompariva dietro la linea dell’orizzonte…Mad estrasse un foglio bianco dalla sua sacca, tracciò le righe del pentagramma e prese a gettarvi sopra le note che le danzavano nella mente…era la prima canzone che componeva per Jess. Ripetè nella mente il motivo togliendo una nota ed aggiungendone altre fino a quando, mentre la canticchiava tra sé, un riflesso del sole su qualcosa in acqua le ricordò la scatola. Nella confusione della notte prima se ne era dimenticata; era rimasto tutto quanto su quella spiaggetta all’interno della grotta… la scatola ed anche l’attrezzatura. Non aveva idea di come avrebbe fatto a recuperarle, non era così facile scendere quel canale da terra e risalirlo di nuovo con tutto quel peso…era troppo ripido. Pensare di immergersi dal mare, costeggiare la parete, risalirla, recuperare tutto ridiscendere in mare e risalire di nuovo dal lato esterno della grotta…sarebbe stata addirittura una follia...

mercoledì 2 luglio 2008

see....

Caro See,

non sono scappata!!! Ho già scritto il post, ma devo trascriverlo sul blog e....mi manca sempre il tempo; sai in questo momento non riesco a rinunciare ad un bel tuffo a fine giornata...sono certa che mi capisci:)) Perciò non ti perdere perchè non riuscirei ad andare avanti nel racconto senza di te.
Un bacione

sabato 21 giugno 2008

fantasmi di spiaggia...

Gli corse incontro per raccontargli quello che era accaduto ma, guardandolo negli occhi, capì che non era il Jess che conosceva. Le sembrava improvvisamente invecchiato e cercò disperatamente di parlargli mentre lui si dirigeva al limite della spiaggia. Jess si tolse la bombola, si spogliò e senza fiatare si diresse verso il mare e, tuffatosi si mise a nuotare lentamente. Un turbinio di pensieri lo stavano tormentando. Quello che era successo era, per il suo modo di vedere, di una gravità impensabile e, d'altra parte, non dirle nulla l' avrebbe indotta a pensare che in acqua si può fare quello che si vuole. Uscì dall' acqua e la vide seduta sulla sabbia che sembrava un gattino bagnato. Si sedette vicino a lei e le chiese se si era dimenticata dei suoi insegnamenti. Lei fece di no con la testa, ma sapeva in cuor suo che quello che aveva fatto nell' immersione era proprio l' esatto contrario. Lui con la massima calma Le disse che non avrebbe mai voluto che lei provasse ciò che lui aveva passato in quei lunghi e infruttuosi minuti di ricerca sott' acqua. Le disse inoltre che forse era meglio che lasciasse perdere le immersioni e si fosse dedicata solo alla sua musica. Per onestà ne avrebbe parlato ai suoi, le disse; ben sapendo che così se ne sarebbe assunto tutta la responsabilità. Ma ormai aveva deciso e nonostante le suppliche di lei, il giorno successivo andò a casa dei genitori di lei. Mentre con suo padre sorseggiavano una birra, gli disse quello che pensava, mentre lei, muta, stava ad ascoltare in disparte. Gli disse inoltre che avrebbe dovuto incoraggiare la passione di Mady perchè in quel posto era un talento sprecato. Lui lo ascoltava interrompendolo ogni tanto perchè spesso non capiva il suo inglese un pò posticcio, mentre Lei, guardandolo negli occhi, accennò un timido sorriso............

Edito da Anonimo

fantasmi di spiaggia....

Mad nuotava dietro di lui e seguiva attentamente il fascio di luce della sua torcia. L'alone chiaro che lo avvolgeva lo faceva assomigliare ad un proiettele nero e lucido che perforasse il mare e, lo spostamento d'acqua che ne seguiva, sembrava metterne in agitazione il cuore. Infatti, contrariamente a quanto si aspettava, la fauna marina di notte era più abbondante e, proprio in funzione della totale assenza di rifrangenza dell'acqua, perfettamente visibile nei colori e nelle forme... era come osservare un bellissimo quadro dove, sullo sfondo scuro, un pittore bizzarro avesse spruzzato un insieme variopinto di pesci. Ma le immagini che osservava, per quanto belle ed emozionanti, non riuscivano a distoglierle il pensiero dall'imminente distacco che avrebbe dovuto affrontare. Quei tre mesi le avevano regalato dei sogni e, dover tornare alla realtà, era qualcosa che le sembrava impossibile da affrontare. Lei avrebbe seguito Jess in capo al mondo se solo lui glielo avesse chiesto... ma Jess era stato irremovibile! Sapeva che lui aveva ragione! Lei doveva cercare di sfruttare a pieno le sue capacità di compositrice; ma se razionalmente questo distacco era accettabile, non altrettanto lo era emotivamente. Perciò nuotava distrattamente priva della solita energia e curiosità, quasi fosse anche lei uno di quei pesci che pigramente si facevano dondolare dall'acqua.
Ad un tratto non riuscì a trattenere le lacrime e dovette fermarsi a ridosso dello scoglio fino a farle defluire sul viso. Quando l'immagine tornò nitida girò lo sguardo intorno a sè ma di Jess non c'era più traccia. Proseguì costeggiando la parete fino al limite convinta di poter scorgere di lì a poco il biancore della sua torcia, ma non fu così. Tornò indietro di qualche metro e cominciò a costeggiare la parete opposta alla precedente. Niente! Solo un buio profondo che la avvolgeva. Pensò freneticamente al da farsi...attendere Jess lì, oppure risalire in superficie. Non le piaceva quel buio, non da sola. Cominciò lentamente a risalire fermandosi di tanto in tanto a fare decompressione come le aveva insegnato lui. Aveva paura e doveva continuamente ripetere nella mente le istruzioni che lui le aveva impartito. Puntò la torcia a qualche metro sopra la sua testa ed improvvisamente notò sulla parete delle scanalature, delle specie di gradini ormai consunti dal tempo. Si avvicinò e, incuriosita da quel particolare passò e ripassò con la torcia la parete. Fu a quel punto che vide la nicchia. Era nascosta dalle gorgonie ma, il riflesso della lampada, le tornò indietro in un bagliore...lo stesso che avevano notato all'inizio dell'immersione. Capì allora di trovarsi proprio dietro la roccia del vento sul lato interno e non visibile dal mare.
Scostò con la mano le gorgonie e punto la luce direttamente dentro il pertugio. La scatola argentea era incastrata nella roccia. Fissò la lampada alla cintura e prese a tastare la parete fino a quando riuscì ad infilare entrambe le braccia dentro la nicchia. Afferrò la scatola ma, quando fece per estrarla la mano destra le rimase incastrata tra la scatola e la roccia. Provò a tirare senza risultato. Era immobilizzata alla parete. Si guardò intorno sperando di veder comparire Jess al suo fianco, ma niente di tutto questo accadde. Cominciò a tremare poi, si fermò immobile e mentalmente si impose di calmarsi. Riflettè qualche secondo poi ruotò la mano di qualche millimetro e finalmente la scatola si mosse e lei potè estrarla fuori. La appoggiò alla parete tenendola ferma con il suo corpo, afferrò la lampada e cominciò ad osservarla. Era poco più grande di una scatola da scarpe e, non fosse stato per la saldatura che, simile ad una cicatrice la attraversava orizzontalmente, avrebbe pensato che fosse un blocco unico. Controllò gli strumenti e si accorse di non avere ancora molta aria a disposizione. Riprese a fare decompressione...1, 2 minuti....il tempo sembrava dilatato e l'attesa insopportabile. Risalì ancora di qualche metro puntando la torcia sopra la sua testa... mancavano ormai solo gli ultimi quattro metri, ma non sapeva dove sarebbe sbucata. Quando finalmente riuscì ad emergere si trovò all'interno della grotta.
Appoggiò la scatola su quella che le sembrò una piccola spiaggia di sassolini ed uscì dall'acqua. Si liderò delle bombole della maschera e delle pinne e si sdraiò. Quando tornò a sedersi riaccese la torcia ed incominciò ad esplorare intorno a sè. Era come trovarsi in un tunnel verticale dove per metà lo spazio fosse occupato dall'acqua. Sopra la sua testa la scalinata proseguiva il suo percorso all'asciutto tra le rocce ma, nel buio della notte, era difficile capire se esistesse o meno un uscita più in alto. Non aveva aria sufficiente nelle bombole per tornare in acqua e, certamente, non poteva scendere in apnea quei 14 metri di mare e risalirli dall'altro lato per tornare in spiaggia.Si augurò che quel canalone fosse quello che narravano le credenze popolari...Abbandonò la scatola e l'attrezzatura su quell'improvvisata spiaggia e prese a salire tra le rocce. Era stanca per l'immersione e le ci vollero una ventina di minuti per raggiungere la cima del canalone. Girò la torcia intorno e sopra la sua testa, ma non riuscì a distinguere niente di più di scure rocce appuntite. Poi, una luce flebile come una candela attraverso una tela, le indico l'unico punto che collegava all'esterno. Si fece largo tra i rovi senza troppa difficoltà e si trovò dietro il roseto della sua casa. Cominciò a saltellare felice per lo scampato pericolo e per la gioia di aver trovato ciò che fin da bambina desiderava scoprire....quel passaggio dalla sua casa al mare!Ad un tratto si ricordò di Jess, lui sicuramente la stava cercando... Prese quindi il viottolo per tornare in spiaggia. Quando giunse al limitare del bosco, proprio sopra il dirupo che scendeva in spiaggia, lo vide uscire dall'acqua... Teneva le spalle basse come se vi portasse sopra un gran peso...poi la vide e sembrò rilassarsi...

venerdì 20 giugno 2008

Fantasmi di spiaggia...

Era tra le sue braccia ed avrebbe voluto che tutto questo non avesse mai fine. Ma realisticamente pensò alla sua partenza imminente e, a malapena, riuscì a dire: “Mady io…” che lei lo guardò facendogli cenno di tacere. Entrambi sapevano quello che stava accadendo e lei lo pregò di andare in acqua. Jess si girò chiuse gli occhi e rimase immobile per molti minuti osservando un punto inesistente all’orizzonte. Poi ripreso il controllo di sé stesso torno a voltarsi verso di lei e, muovendo lievemente la testa, le fece capire che era ora di prepararsi. Continuò ad osservarla verificando mentalmente che Mad compisse tutte le operazioni che le aveva insegnato, anche se sapeva che non era più necessaio. Ma, più che tenerla d’occhio, in realtà la osservava soprattutto per ricordarsela come era in quel momento; bella come una moderna Valchiria mentre con le sue armi stava per sfidare Poseidone. Scivolarono lentamente in acqua, accesero le loro torce e si immersero.La vide sgranare gli occhi quando, illuminando la parete, la luce della torcia fece risaltare i colori naturali di quel mondo sommerso. Durante il giorno non era così! Improvvisamente Mad fu attratta da un bagliore diverso, qualcosa che aveva notato anche la prima volta che si erano immersi, un luccichio argenteo…
Anche Jess, che la stava osservando, puntò la sua torcia verso quel punto ed il bagliore fu ancora più intenso. Si fecero un cenno ed insieme si avvicinarono alla fonte di quell’innaturale riflesso di luce. Era una semplice scatola di lamiera o, almeno, così sembrava.
Con la mano le fece cenno di proseguire. Ne aveva viste a centinaia buttate a mare da chissà chi, e la cosa lo disturbava da sempre in maniera insopportabile. Non riusciva a capire come si potesse mancare di rispetto al mare ed a tutte quelle forme di vita che si celavano nelle sue profondità. Si ripromise quindi di raccoglierla e portarla a riva durante il ritorno. Continuarono il loro giro........


edito da anonimo

giovedì 19 giugno 2008

Fantasmi di spiaggia...

Non ne avevano parlato. Per tutto il giorno si erano comportati come se il tempo a loro disposizione non fosse giunto al termine. Avevano nuotato, fatto l’amore, giocato, progettato come sempre il futuro, senza mai fermare il pensiero a quello che sarebbe accaduto l’indomani. Jess aveva deciso che quella notte avrebbero fatto la loro prima immersione notturna. Adesso conosceva bene quei fondali e Mad era abbastanza esperta per seguirlo in questa nuova avventura. Era un’emozione che desiderava regalarle perché le facesse compagnia quando lui, l’indomani, si sarebbe imbarcato su quel traghetto ed avrebbe dovuto lasciarla sola su quel molo. Così, mentre il pomeriggio stava volgendo al tramonto e la luce rosata colorava la sabbia e le rocce ammorbidendone i contorni, Jess e Mad erano intenti a controllare l’attrezzatura ed inseguivano in silenzio ognuno i propri pensieri. Mad alzava di tanto in tanto lo sguardo e lo osservava non vista. Desiderava imprimersi bene nella mente il suo viso e mentre lo faceva sentiva salire dentro di sé la tenerezza ed allo stesso tempo la malinconia. Trattenere le lacrime le costava uno sforzo enorme ma si era ripromessa di lasciargli di sé soltanto il ricordo della sua allegria e della sua curiosità per la vita, non certo il suo disappunto per la fine del loro tempo insieme. Lui, d’altronde, teneva la mente impegnata a quelle operazioni per evitare di pensare a quanto lei gli sarebbe mancata. Ma era un ragazzo pratico e sapeva che la distanza tra i loro paesi era qualcosa che non avrebbero potuto risolvere…almeno non in quel momento della loro vita. Completate le operazioni di verifica sull’attrezzatura sedettero sulla sabbia di nuovo uno al fianco dell’altro. Rimasero ad osservare il sole tuffarsi in mare tenendosi abbracciati. Poi lentamente si sdraiarono e cominciarono a fare l’amore con una passione ancora più accesa del solito. Era la loro ultima volta…

Fantasmi di spiaggia...

Quella sera Mady era più raggiante del solito ed il solo vederla in quello stato lo rendeva particolarmente falice. Come al solito si distesero sulla spiaggia e avvicinandosi a lui gli disse quasi come fosse un ordine: " Jess voglio avere un bambino da te!". Lui si girò impassibile e con calma rispose: "Mady, noi potremmo avere già concepito un bambino! Il nostro slancio nei rapporti è stato tale che non abbiamo mai pensato che a noi stessi e potrebbe essere accaduto. Ma, anche se così non fosse, con te vorrei concepire dieci piccoli Mady e Jess!". "Allora sei d' accordo! Ti amo Jess...!" e lo baciò. "No Mady non sono d' accordo per..." lei lo interruppe. "Non capisco Jess! Prima dici una cosa... poi un' altra. Allora non mi ami?". "Oh no Mady! Ti dicevo che non sono d' accordo! Lascia che ti spieghi... credo che non dovresti interrompere il viaggio musicale che hai intrapreso. Che dovresti farti conoscere e non rimanere qui dove non hai futuro, ed inoltre..." e qui fu realistico, quasi brutale: "Io fra poco non sarò più quì, non potrò essere al tuo fianco e non potrei aiutarti in alcun modo!". Mady aveva gli occhi lucidi. Lo guardò dritto negli occhi e gli disse secca: "Ti amo per questo! Tu non racconti bugie!". Cominciò a baciarlo dolcemente, lui la lasciò fare.........


edito da Anonimo

mercoledì 18 giugno 2008

Fantasmi di spiaggia...

I giorni di quella estate erano passati velocemente…troppo velocemente! Mad e Jess li avevano condivisi tra sogno e realtà quando, nelle notti più calde, erano rimasti sulla spiaggia l’uno abbracciato all’altro ed avevano sognato di poter fermare il tempo a quell’istante magico in cui, nessun’altra sensazione o pensiero al di là di quella serenità che vivevano in quel momento, riusciva a farsi posto nella loro mente o nel loro cuore. Attendevano accoccolati insieme che giungesse l’aurora ed ogni volta ne rimanevano stupiti ed affascinati. Quel biancore perlaceo che avvolgeva la spiaggia e la rendeva quasi eterea. Il nascere leggero di ombre come disegni appena abbozzati e che nel volgere di pochi minuti, con l’avvicinarsi dell’alba, assumevano contorni sempre più nitidi e precisi, li faceva sentire spettatori di un miracolo. Loro quel miracolo lo percepivano era certo e reale…lo sentivano dentro di loro. La vita che procedeva senza mai fermarsi; e loro, come tutto il resto d’altronde, solo puntini microscopici dentro quella vita.
E, in quei momenti, la gioia di viverla quella vita era così forte che traspariva negli occhi e li rendeva lucidi dell’emozione di condividerla insieme. Ancora ricchi di quella sensazione si avviavano insieme in acqua e silenziosamente si immergevano quasi come Dei che appartenevano al mare ed al mare tornavano…

giovedì 12 giugno 2008

SEE....

Ciao See, ho integrato il tuo post con qualche frase.... sai sono una romanticona:)) fammi sapere se ti piace
Un bacione

Fantasmi di spiaggia...

Uscirono dall'acqua ed in silenzio si avviarono verso la spiaggia. Si spogliarono, si sdraiarono uno vicino all'altra senza dire una parola e, trascorso diverso tempo, lui le disse: "Adesso sei contenta? Hai finalmente raggiunto il tuo scopo!". Lei lo fissò negli occhi e domandò a sua volta: "Che cosa vuoi dire?". "La grotta Mady... la grotta!". Lei lo abbracciò confidandogli: "L' ho sempre cercata da terra Jess, ma sapevo dai racconti dei nostri vecchi, che dal mare sarebbe stato più facile. Ed è stato così grazie a te! Ma non ho ancora trovato quello che cercavo, l' uscita sulla terra ferma." "Ma perchè ti interessa tanto?" insistette lui. Lei sospirò profondamente come persa in un ricordo e rispose: "Si narrano strane cose, forse solo leggende, ma io voglio vedere se c'è anche una parte di verità in quelle storie!". Jess prese allora a raccontarle di grotte e di passaggi tra le rocce visti nei mari di casa sua. Di ancore Fenice adagiate sui fondali e di anfore ritrovate su antiche navi Romaniche. Le narrava l'emozione che aveva provato tenendole tra le mani e di come ogni volta avesse tentato di immaginare gli uomini che le avevano utilizzate a quei tempi, la loro vita e le loro storie. Li aveva immaginati attraversare quei mari e talvolta aveva potuto udire le loro voci tra le onde... quasi che loro, come quelle anfore, fossero rimasti da sempre lì prigionieri e padroni di quel mare a lui tanto caro. Più raccontava e più Mady si incuriosiva e si affascinava ai suoi racconti. Continuava a fargli domande e, come una bambina, teneva gli occhi spalancati in attesa del successivo racconto o rivelazione. L'entusiasmo di Jess per il mare, per l'esplorarne le profondità era tale che a Mad cominciarono a brillare gli occhi quasi avesse potuto rivivere, attraverso i racconti di lui, lei stessa quelle emozioni. Jess sorrise. Lo sguardo di Mad era la risposta che stava cercando. Adesso sapeva che Mad avrebbe amato il mare così come lui e come lui lo avrebbe rispettato. Un giorno, quando lui non sarebbe più stato al suo fianco, lei avrebbe continuato ad esplorarlo. Ed ogni volta lo avrebbe ricordato per questa sua passione...

Edito da Anonimo

martedì 10 giugno 2008

Fantasmi di spiaggia...

I capelli di Mad fluttuavano nell'acqua mentre lei precedeva Jess di pochi metri. A tratti le immagini del fondale che le scorrevano davanti agli occhi la catturavano così tanto che lui doveva esortarla a proseguire battendo leggermente la mano sulla sua spalla. Fu proprio in uno di quei momenti, mentre girava il volto verso di lui cercando di liberarsi dei capelli che ondeggiavano davanti al suo viso, che Mad colse un bagliore a qualche metro sopra le loro teste.
Ma fu solo per un attimo e non ebbe il tempo di capire da quale punto esattamente proveniva. Perciò non ritenne opportuno farne cenno a Jess e proseguì inoltrandosi sempre più all'interno della grotta. Jess la teneva costantemente d'occhio e contemporaneamente controllava quel tratto d'acqua intorno a loro. Non conosceva quei fondali nè tanto meno le insidie che potevano nascondere, perciò nuotava lentamente osservando con attenzione gli spuntoni di roccia e cercando di memorizzarli nella mente. Dopo circa mezz'ora di immersione Jess fece cenno a Mad che era tempo di risalire...

lunedì 9 giugno 2008

Fantasmi di spiaggia...

Lui l' aiutò e, fatto il primo tratto in superficie, scesero lentamente a pochi metri. Si inginocchiarono uno di fronte all' altra e, fatti i dovuti controlli alle attrezzature, continuarono a scendere con Mady che stringeva sempre di più la sua mano. Buttò un occhio al computer e vide che era ora di stabilizzarsi; per la prima volta quindici metri erano più che sufficenti! Le fece il cenno convenuto e lei, da brava scolara, iniziò a gonfiare il GAV poi, lentamente, iniziarono a girare intorno allo scoglio del vento. Visto uno scoglio piatto le fece cenno di fermarsi, si inginocchiarono e vide gli occhi di lei come non li aveva mai visti. Erano indescrivibili, l' immagine della felicità e non resistette. Le tolse il respiratore e la baciò rimettendole subito dopo il boccaglio. Pensava di vederla in difficoltà, arrabbiata, invece fece un mezzo sorriso e a sua volta gli tolse il respiratore che, cadendo verso il basso, fece una nube di bolle. Questa volta lei ebbe un sobbalzo mentre udiva la risata di Jes amplificata dall' acqua. Poi lui deglutì un pò di acqua e se lo rimise in bocca, si rimisero in assetto e ripartirono. Jess era tranquillo... Mady era un' ottima scolara ed a un certo punto lasciò la sua mano, guardandola le fece cenno che avrebbe nuotato dietro di lei che gli dette l' ok e così proseguirono...

edito da Anonimo

lunedì 2 giugno 2008

Fantasmi di spiaggia....

Il grande giorno era arrivato! Il giorno precedente, di ritorno dall'ospedale, Jess le aveva comunicato che l'attrezzatura per lei era pronta e che il mattino seguente, mare permettendo sarebbero scesi insieme. Mad, come una bambina la notte di Natale, non era riuscita a dormire combattuta com'era tra la voglia di affrontare questa nuova esperienza e la paura atavica di trovarsi tutta quell'acqua sopra la testa a dividerla dall'aria. Ma non avrebbe rinunciato comunque! Così, quella mattina, aveva attraversato il bosco e sceso quel dirupo con un fremito nel cuore che, di tanto in tanto, l'aveva costretta a fermarsi e prendere un respiro profondo prima di muovere altri passi. Era arrivata alla spiaggia prestissimo e, nell'attesa che Jess la raggiungesse, aveva percorso avanti ed indietro quei pochi metri tra la battigia e la roccia del vento osservando l'acqua scura ai suoi piedi. Il mare era calmo e la temperatura piacevole, ma la paura...la paura le gelava il sangue e le faceva salire brividi lungo tutto il corpo. Si ripeteva mentalmente che non correva alcun rischio con Jess al suo fianco ma, non appena riusciva a calmarsi un pò, si ritrovava di nuovo a guardare quel buio profondo nel quale presto si sarebbe immersa e ricominciava a tremare. Non fosse stato per il sorriso tranquillo e rassicurante che Jess aveva stampato in volto forse non avrebbe mai affrontato quella prova. Ma lui arrivò su quella spiaggia carico di attrezzatura e con un turbante bianco sulla testa ironicamente indossato per emulare i beduini nel deserto. Mad quando lo vide esplose in una fragorosa risata ed in un attimo tutte le sue ansie furono fugate. Gli si avvicinò saltellandogli intorno stampandogli baci leggeri su quel poco del suo viso che non era stato inglobato nel turbante. Lui le sorrise e non appena ebbe le braccia sgombre l'abbracciò stretta a sè e le sussurrò all'orecchio "Ci siamo amore!". Nel tempo che seguì lui la aiutò ad indossare la muta e le spiegò ancora accuratamente che cosa avrebbe dovuto fare. Si avviarono fianco a fianco in acqua...

fantasmi di spiaggia....

Erano stanchi, sudati; lei lo guardò e disse che doveva scappare a prendere il bus per l' ospedale e mentre ancora si vestiva la vide che correva leggiadra come una farfalla verso il paese. Jess si finì di vestire poi, come preso da un raptus, si tolse tutto e corse verso il mare. L' acqua fredda gli penetrò nella carne come artigli, iniziò a nuotare con calma. Arrivò allo scoglio del vento e girò per tornare a riva quando gli sembrò di vedere qualcosa di strano nella parete rocciosa sotto il pelo dell' acqua, un riflesso, un.. ma non capiva e tornò a riva . Mad lo trovò al portone dell' ospedale e chiese stupefatta: "Ma... ma come hai fatto ?". "Autostop!" disse telegrafico, la baciò e salirono insieme. Il vecchio era steso sul suo lettino con la moglie vicina. Jes pensò che, vedendolo così a prima vista, non sembrava stare troppo male, al di là del braccio e qualche costola rotta. Nel sentire la voce di Mad il vecchio alzò gli occhi. Nel suo sguardo passò una nota di curiosità quando si accorse della presenza di Jes... ma non era più uno sguardo ostile. Jes prese la palla al balzo e gli chiese come si sentiva. "Molto meglio" rispose "E questo grazie anche a te!". Jes annuì col capo e gli disse di essere convinto che sarebe successo la stessa cosa a parti invertite e che entrambi erano figli del " Grande Padre"."Di chi ?" chiese il vecchio sentendosi preso in giro. "Del mare papà!" gli spiegò Mady con un tono di voce che sembrava più quello di una madre che di una figlia.

Edito da Anonimo

giovedì 29 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia....

Lui disse senza battere ciglio: "ok bimba! Una promessa è una promessa; ma dovrò almeno insegnarti quali sono i principi basilari che vanno rispettati ed ai quali dovrai attenerti senza nessun "ma". Solo così ti porterò con me!. Poi c'è da procurarsi l' attrezzatura, cosa non facile da queste parti." I giorni successivi furono di intenso lavoro e lui notò come Mady fosse attenta e assimilasse velocemente tutto quello che gli trasmetteva. Poi le fece fare un piccolo tuffo a 5 mt di profondità adoperando la sua attrezzatura dalla quale entrambi respiravano. Erano scesi senza mute e dopo pochi minuti erano fuori. La temperatura dell' acqua non permetteva di fare di più. Appena fuori Lei si avvinghiò a lui e gli disse che non si sarebbe mai aspettata una cosa cosi bella e lo baciò contenta come una bambina che ha appena ricevuto una caramella. Lui però le disse: "Ricorda Mady, il mare è bellissimo ma esige il massimo rispetto!"La ricerca della muta e dell' attrezzatura fu un calvario ma, alla fine di due giorni estenuanti, riuscirono a mettere su tutto il necessario. Lei, nel tornare verso casa, non stava più nella pelle e continuava a ripetergli: "Hey Jes domani mi porti in acqua?". Domanda alla quale lui rispondeva con un grugnito indecifrabile. Il giorno successivo il mare gli dette una mano; era abbastanza mosso e non gli passava neanche per l'anticamera del cervello di portarla in acqua in quelle condizioni. Così ripassarono ancora la parte teorica e la varie regole basilari. Lei lo faceva volentieri , ma spesso i suoi occhi scrutavano l' azzurro del mare. Poi, all' improvviso, gli saltò addosso e fecero l'amore...

martedì 27 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

I giorni che seguirono furono per Mad talmente belli e ricchi di emozioni da desiderare che non finissero mai. Lei e Jess trascorrevano ore a parlare tra loro di sogni e progetti quasi quel tempo che era stato loro concesso fosse davvero infinito. Mad il giorno seguente all’incidente del padre aveva portato con sé la sua chitarra ed i suoi spartiti e, lì seduta a ridosso della roccia del vento, aveva improvvisato un piccolo concerto per lui. Jess era rimasto affascinato da quella musica che portava nella melodia i suoni di quella terra irlandese inframmezzati da altri stili musicali, e la rendevano davvero apprezzabile ed innovativa. Le disse sinceramente ciò che pensava. Avrebbe dovuto spostarsi da quel paese ignoto seppur bello e cercarsi provvisoriamente un lavoro in una grande città. Lì avrebbe potuto avere il tempo di guardarsi intorno e di far ascoltare la sua musica a case di produzione che potevano avere interesse nel farla pubblicare. Mad aveva una bella voce, ma per cantare i suoi pezzi e dare loro il giusto risalto, sarebbe stata necessaria una voce più particolare più importante. Ma nessun grande interprete si sarebbe mai spostato in quel posto remoto solo per ascoltare la sua musica. Lei sapeva che avrebbe dovuto trovare il coraggio di scegliere per sé la strada che più la poteva avvicinare a realizzare il suo sogno ma, adesso che era capitato quel guaio a suo padre, il momento era ulteriormente rimandato. Poi, la presenza di Jess, le riempiva talmente il cuore che la realizzazione del suo sogno era diventata meno assillante. Un giorno, mentre Jess stava indossando la sua attrezzatura per immergersi lei lo guardò con gli occhi lucidi di una nuova eccitazione e gli disse: “Jess adesso…adesso voglio scendere con te!” . Ci aveva pensato tante volte nei giorni precedenti, ma le era poi mancato il coraggio di affrontare quel buio sconosciuto che il mare rappresentava. C’era una cosa che desiderava fare da così tanto tempo…da quando era ancora bambina! Voleva entrare il quella grotta al limite della roccia del vento e risalirla, se era possibile farlo e scoprire se davvero finiva vicino a casa sua come narrava la leggenda popolare. Era una cosa sciocca da fare che non voleva confidargli. Temeva che l’avrebbe dissuasa dal farlo. Così gli disse solo che voleva nuotare con lui sott’acqua per sperimentare quella nuova emozione….

lunedì 26 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

La sera lei lo andò a cercare e lo trovò buttato sul suo sacco a pelo con gli occhi chiusi. Gli si avvicinò e baciandolo disse : "Ciao amore mio!". Lui la strinse a sé e non disse una parola e, sempre ad occhi chiusi, si mise ad acarezzarle i capelli. Lei rimase lì, come un cucciolo, respirando a mala pena. "Cosa stai pensando?" riprovò e questa volta ebbe più successo. "Non troppo a dire la verità... a nulla" fu la sua risposta. "Questo non è il Jes che io conosco" pensò fra sé ma, come se lui le avesse letto nel pensiero; si girò e disse: "Come sta il Vecchio?" . "E' molto provato. Il dottore era ancora a casa, gli ha steccato il braccio rotto e domani pensa di spedirlo all' ospedale per tuttigli accertamenti del caso", "Allora è meno grave di quello che sembrava se passa la notte a casa!", disse lui e dopo un attimo la baciò dolcemente. Non aveva voglia di fare l' amore e lei lo intuì. Poi, con gli occhi bassi, gli chiese se la poteva portare sott' acqua e la risposta fu più che mai strana. "Senti Mady" le disse, "ma cosa erano tutti quei fogli che tenevi stretti a te quando ci siamo conosciuti ?" " Spartiti musicali che ho scritto io" disse lei tutta orgogliosa. Bene! Ti porterò sott' acqua dopo che mi avrai fatto ascoltare la tua musica......."

giovedì 22 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Riemerse consapevole di aver fatto una cazzata. Era riuscito a fare la deco esaurendo l'aria ma pensò che per Mady lo avrebbe rifatto. Si tolse la maschera e la vide che si agitava vicino allo scoglio. Gli stava indicando un punto ben preciso anche se non capiva quello che stava urlando a causa delle onde che si infrangevano contro gli scogli, si girò, e vide la figura che ondeggiava aggrappata alla meno peggio ad uno scoglio poco lontano. In men che non si dica si tolse l' attrezzatura sperando che la corrente la portasse sulla spiaggia, gonfiò il gav con quel poco fiato che gli era rimasto e si diresse verso quella figura. Arrivato a ridosso dello scoglio lo vide ormai per più di metà in acqua e notò la posizione innaturale che aveva. Gli disse di mollare la presa e di lasciarsi andare ma la paura lo faceva stare, con l' unica mano che riusciva a vedere, attanagliato alla pietra. Prese una decisione che sapeva essere dolorosa ma anche l' unica che poteva attuare in quel momento. Prese l' uomo da dietro la testa e gli passo un braccio sotto il mento mentre con l' altro lo colpì violentemente e automaticamente l' altro mollo la presa. Cominciò a ranquillizzarlo e a pinneggiare verso la spiaggia dove, ormai uno sparuto drappello di persone stava aspettando, ben sapendo che non sarebbe stato affatto facile. Nonostante tutto l' uomo cercava di tanto in tanto di divincolarsi con il pericolo di annegare. Mady nel frattempo stava ritornando anche lei verso la spiaggia. Dopo diversi interminabili minuti, che a lui erano sembrate ore, arrivarovo in acque basse e, lì, lo mollò. I paesani erano gia pronti ed afferrarono entrambi portandoli a riva. "Jes!" urlò Mady passandogli davanti. Lui riuscì a malapena a dire: "ok, ok!" e si buttò sulla sabbiarespirando a pieni polmoni.....
Mady e la madre stavano abbracciando e baciando il loro uomo e questo gli riempì il cuore di gioia. Pensò al" Grande Padre", così lui chiamava il mare, che aveva restituito, ancora una volta uno dei suoi figli, un pescatore,un uomo che aveva passato la sua vita in mare ma sempre amandolo e rispettandolo. Una smorfia, come un impercettibile sorriso, si stampò sulle sue labbra e mentre si stava alzando per togliersi la sua ingombrante armatura, un vecchio del paese con il volto scavato dal sale e dal tempo gli si avvicinò e guardandolo fisso negli occhi gli disse: "Bene ragazzo ora Lei è tua veramente!" e mentre tutti si allontanavano la vide. Aveva le lacrime agli occhi, ma questa volta erano lacrime di felicità.



Edito da Anonimo

mercoledì 21 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Mad si era rifugiata a ridosso della roccia del vento. Non aveva voglia di parlare con nessuno di quanto stava accadendo, né tantomeno di distrarre lo sguardo da quel punto di mare dove Jes si era immerso. Scrutava all’orizzonte il movimento dell’acqua, aspettando un segno qualsiasi che le rivelasse la presenza di suo padre. Pregava silenziosamente tra sé mentre, con le mani strinte sulle braccia, contrastava il freddo che trapassava quegli abiti leggeri e cercava di calmare il tremito interiore che le stringeva lo stomaco in una morsa. A tratti il soffio di vento che le mulinava intorno scompigliandole i capelli, le faceva salire alle narici l’odore di Jes rimasto impigliato tra di loro. Quell’odore, a lei adesso familiare, riusciva a calmarla quel tanto perché lei riprendesse a sperare di poter vedere tornare suo padre sano e salvo. Ma il tempo passava, inesorabile ed impietoso, senza che il mare restituisse tracce né di Jes, né di suo padre. L’ansia che la attanagliava divenne di minuto in minuto sempre più incontrollabilmente devastante da causarle, ad un certo punto, conati di vomito. Si piegò sulle ginocchia e si raccolse su sé stessa dondolando avanti indietro ed in un singhiozzo sfogò la sua sofferenza. Stava cercando di liberare gli occhi dai capelli e dalle lacrime a cui rimanevano incollati quando, a poche decine di metri dalla roccia del vento, vide un movimento nell’acqua. Si alzò in piedi di scatto e salì sopra lo scoglio per poter vedere meglio e…vide suo padre. Tra l’ansa di due spuntoni di roccia, suo padre, con un braccio si teneva allo scoglio mentre l’altro era abbandonato in una posizione innaturale…ma era vivo. Mad si girò intorno ma … era sola. Gli uomini che cercavano suo padre erano troppo lontani e lei temeva che da un momento all’altro suo padre potesse svenire e ricadere in acqua.

Fantasmi di spiaggia...

Mentre continuava a seguire il tramaglio abbassò lo sguardo e, al limite del blu, vide qualcosa. Un punto che a lui sembrava giallo ed un crampo allo stomaco lo face rallentere per qualche istante. Poi, fece un respiro profondo e continuò a pinneggiare uniformemente scendendo di qualche metro verso il fondo. Non avrebbe mai creduto di trovarsi in una situazione così e per di più sottacqua. Si avvicinò con la massima cautela guardando sempre il tramaglio ed i suoi strumenti. Era al limite ma era anche vicino a quello che cercava e che non avrebbe voluto trovare. A sette/otto metri di distanza dall'oggetto tirò un respiro di sollievo... la cosa nel tramaglio non poteva essere un uomo. Si avvicinò e vide che era solamente la giacca dell' incerata, la staccò e senza perdere un secondo iniziò la lenta risalita. Disse fra sé che almeno questo era, seppure piccolissimo, un buonsegno e pensò alle due donne alle quali avrebbe potuto dare ancora un pò di speranza. Mentre faceva queste riflessioni sentì che il respirare si faceva più difficoltoso guardò gli strumenti ancora una volta e si disse, per farsi coraggio: " anche questa volta hai aria sufficente!" ed iniziò la lunga deco a ridosso dello scoglio dove, la risacca, lo sballottava dolcemente. Si aggrappò ad una sporgenza e chiuse gli occhi e per qualche minuto si lasciò cullare non pensando che al ritmo del suo respiro.


Edito da Anonimo

martedì 20 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Ancor prima di raggiungere lo scoglio gli era venuto il fiatone. Pinneggiare in superficie con tutta l'attrezzatura non era il massimo... rallentò e cominciò a pensare. Sapeva che le speranze di trovare un uomo in mare erano un pò come cercare un' ago in un pagliaio e poi sapeva che poter rimanere a galla, per un pescatore vestito di incerata e stivali, era praticamente impossibile. Questo lo rendeva nervoso ma, nello stesso tempo, impaziente di scendere. Arrivò ad una decina di metri dallo scoglio e rilassatosi per qualche minuto si infilò il respiratore in bocca ed iniziò a scendere. Sapeva che il giallo dell' incerata lo avrebbe potuto notare da lontano, ma sperava anche che questo non accadesse. Scendendo cominciò a girare a largo intorno allo scoglio ma era distratto, pensava ancora a Mady ed a sua madre in lacrime. Si fermò cercando di concentrarsi su come agire mentre sentiva il rumore delle eliche delle barche che continuavano a girare cercando al di qua ed al di là dello scoglio. Non era molto profondo e avrebbe avuto una discreta autonomia, ma da solo avrebbe dovuto fare la massima attenzione. Vide il tramaglio e lo seguì verso il largo per un bel pezzo. Da sopra aveva una buona visione del fondale e mentre pinneggiava guardò automaticamente gli strumenti calcolando che poteva cercare per un ' altra decina di minuti. Poi, avrebbe dovuto risalire e fare la deco e continuò.......


Edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia...

Mad stringeva convulsamente la mano di lui mentre si avviavano attraverso il bosco per raggiungere la Blue-house. L’idea di scontrarsi con suo padre, di nuovo, la inquietava. Conosceva i suoi scatti d’ira ed il suo modo brutale di esprimersi e, anche se sapeva che si trattava per lo più di frasi che non rispecchiavano ciò che lui davvero pensava, la ferivano ugualmente. Era difficile per lei creare un confine ragionevole tra quello che razionalmente capiva di lui e quanto effettivamente sentiva nel cuore… la sofferenza che le sue parole le causavano. Perciò, quando raggiunsero la porta bianca che si apriva sulla cucina, si girò di scatto verso Jes (aveva deciso che questo sarebbe stato il suo nome) e, con gli occhi colmi di lacrime, lo supplicò di non entrare e di non peggiorare la situazione. Lui rimase dapprima stupito dalla reazione di lei poi, regalandole una carezza, pronunciò un muto “si” con la testa e si allontanò. Rimase per un po’ lì fuori indecisa se entrare o meno con la mano appoggiata alla porta. Nessun rumore proveniva dalla casa ed era strano a quell’ora del pomeriggio. Premendo leggermente l’aprì. La cucina era completamente al buio e quando Mad girò l’interruttore si rese conto che sua madre aveva lasciato le pentole sul fuoco con il cibo ancora da cuocere. Doveva essere accaduto qualcosa che l’aveva costretta ad uscire. Mad uscì di corsa dalla casa e attraversò il bosco raggiungendo in pochissimo tempo il paese. Quando fu sulla piazza vide un gruppo di persone intorno a sua madre che singhiozzava. Con il cuore che le scoppiava in petto si avvicinò. Sua madre quando la vide si fece largo e le venne incontro. La tenne stretta tra le braccia e le raccontò cosa era accaduto. Suo padre era uscito fuori in barca per ritirare le reti, come faceva ogni giorno, ma al momento del rientro, forse per un malore, era caduto in mare. Gli altri pescatori che avevano assistito alla scena lo stavano cercando in mare ormai da un paio d’ore ma, fino a quel momento, senza nessun risultato. Mad pensò in fretta. Girò lo sguardo intorno fino a quando non scorse Jes vicino al pub. Prese a correre nella sua direzione e, appena l’ebbe raggiunto, gli raccontò tutto quanto. Jes la prese per mano ed insieme raggiunsero la spiaggia dove era custodita la sua attrezzatura. Lui velocemente la indossò, caricò le bombole sulle spalle e si tuffò. Mad rimase lì a guardarlo mentre pinneggiando raggiungeva la roccia del vento...

Fantasmi di spiaggia...

Lui si infilò la maglietta e le disse: " Non ti dirò come mi chiamo ma come gli altri mi chiamano" , dopo un'attimo di silenzio disse: "Gesù!". Lei sgranò gli occhi e guardandolo commentò che doveva essere sicuramente per la dolcezza dei suoi occhi. Lui rise e disse: "Amore mio sono molto meno dolce di quanto tu possa riuscire a vedere, questo nome mi è stato dato per la somiglianza con Colui al quale, purtroppo, assomiglio molto poco!" e proseguì dicendole che un' altra cosa che poteva legarlo a quel nome era una cosa accaduta proprio in quei giorni. Lei continuava a non capire e lo guardava perplessa. Lui la baciò dolcemente e disse: "Hai capito... Maddalena!"
La prese per mano e si diressero verso il paese. Ormai aveva le idee chiare su cosa fare. Entrò nel negozio, prese qualche birra di quelle buone, e si diressero verso casa di Mady. A questo punto lei disse: " Dove vuoi andare?" anche se aveva capito benissimo. "A casa tua naturalmente!" disse lui. "Ma il vecchio ci ammazzerà !" rispose Mad guardandolo con quei suoi occhi dolci. "Bah una volta si deve morire!" disse lui tranquillo. Una volta arrivati Mady appoggiò la mano sulla porta ........



Edito da Anonimo

lunedì 19 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia....

Mad lasciò che lui la stringesse a sé. Non fece assolutamente niente per respingerlo anzi… La sensazione del suo corpo caldo contro il suo era qualcosa di così inimmaginabilmente appagante che, in un attimo, dimenticò ogni sorta di timore ed anche di domanda che voleva porgergli. Semplicemente si strinse a lui e sospirò tra le sue braccia di quell’amore sconosciuto che per la prima volta si affacciava nella sua vita. Fecero l’amore nel silenzio di quel bosco e rimasero l’uno nelle braccia dell’altro fino a quando la luce tra gli alberì si affievolì. Stancamente si alzarono da quel giaciglio naturale e, colti improvvisamente dall’imbarazzo della situazione, presero ad occhi bassi a liberare gli abiti da foglie e polvere. Si rivestirono e tornarono nuovamente a guardarsi negli occhi. Lei voleva imprimere bene nella mente i lineamenti di lui, dipingerlo nei suoi ricordi senza perderne neanche una sfumatura, tanto le era chiaro che molto presto lo avrebbe visto scomprarire dalla sua vita… ma non adesso…non ancora. Lo guardò allora sorridendo e gli fece l’unica domanda che per lei aveva un senso…gli chiese …semplicemente il suo nome.

Fantasmi di spiaggia...

Lui la strinse a se poi le disse: "Hey Mady ti sei messa a fare la minatrice? ", nel suo inglese che era tutto un programma. Lei di rimando gli dette due pugni sul petto e si mise a ridere come una bambina. Queste furono le uniche parole che si scambiarono. Il bacio fu lungo e appassionato e, mentre i loro corpi erano attratti vicendevolmente, lui iniziò a togliersi la maglietta. Forse si rendeva inconsciamente conto che quella sarebbe stata la loro unica occasione.



Edito da Anonimo

venerdì 16 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia

In quel preciso istante una mano ammantata di un guanto da giardino spuntò da quell'orbita nera.
Mad aveva cominciato a discendere il canalone ma, fatti una decina di metri, si era resa conto che senza una torcia era impossibile proseguire su quel fondo sconnesso. La luce che giungeva da qualche apertura nelle rocce non era sufficiente a mostrarle la strada da percorrere. Il tanfo di quella grotta, quasi dolciastro, era qualcosa di talmente disgustoso che dovette premersi l'avambraccio sul naso mentre risaliva. Per un paio di volte il piede le mancò la presa, cadde sbattendo le ginocchia così che le prese quasi il panico mentre percorreva gli ultimi metri. Le lacrime che a stento tratteneva le pungevano gli occhi, mentre pensava con rammarico che non avrebbe potuto raggiungere la spiaggia ed incontrarlo. Tirò un sospiro di sollievo quando allungando la mano sentì il bordo del canalone ma subitò dopo il cuore le mancò un colpo! Qualcuno dal di fuori le aveva afferrato il polso e la stava trascinando fuori. Con il viso contorto dal terrore uscì nella luce del tardo mattino e dovette socchiudere gli occhi per riuscire a vedere il volto della persona che l'aveva aiutata ad uscire . Quando vide che si trattava di lui come una bambina gli si attaccò al collo ed appoggiò la sua guancia su quella di lui.

fantasmi di spiaggia...

Il ragazzo tolse delicatamente la mano dell' uomo dalla sua spalla e disse guardandolo dritto negli occhi: " this is the life daddy!" e si allontanò lasciadolo impietrito in mezzo alla strada. Mentre si allontanava pensava a cosa sarebbe potuto succedere a Mady quando il padre fosse rientrato ed iniziò a pensare a quello che lui avrebbe potuto fare per Lei. In fin dei conti le aveva dato solo un bacio... beh due. Mentre si allontanava passò vicino alla chiesa ed entrò nella vegetazione per raggiungere più velocemente la spiaggia e farsi una nuotata. In acqua riusciva a pensare con la mente più libera. Ma, fatti pochi passi, sentì degli strani rumori e si diresse verso il punto dal quale questi provenivano.Vide una specie di buco fra dei rovi e vi infilò la testa. Essere due metri più sotto e completamente al buio fu tutt' uno e pensò " Oggi ci mancava solo questa! ". Si alzò e cominciò a ripulirsi ma in quel preciso istante.........

Edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia...

Il ragazzo si sedette su uno scalino lì vicino e fra sé disse " Questa volta ho combinato proprio un bel casino! " e, instintivamente, toccò i due denti di squalo che portava al collo. Si alzò e si diresse nella stessa direzione di Mady. Aveva deciso chi chiamarla così, senza una ragione precisa. Fatto un centinaio di metri si sentì afferrare ad una spalla e si girò repentinamente. Quello che vide lo avrebbe evitato volentieri. L'uomo della barca lo stava trattenendo ed iniziò una litania della quale lui capì solamente "Mad, far away, stop..." e poco altro. Lui anzichè essere intimorito da quel, diciamo così , consiglio, buttò lì con voce ferma "it is impossible i love Mady!". A quel punto l' espressine dell' uomo, se prima era di minaccia, si tramutò in incredulità......


Edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia...

Mad che non si era aspettata quella sortita di lui, svoltò l’angolo con il cuore in gola. Era combattuta tra la paura che qualcuno avesse assistito alla scena del loro bacio e la struggente emozione che aveva provato nel trovarsi tra le sue braccia. Sentiva ancora sulle labbra la pressione di quelle di lui…morbide ma decise. Si fermò in mezzo alla via come se improvvisamente avesse dimenticato qual’era la direzione che doveva prendere, si guardò intorno e… e tornò sui suoi passi.
Al diavolo tutto quanto! Non poteva rischiare che lui scomparisse dalla sua vita senza avergli prima parlato! Lo vide in lontananza dirigersi verso il dirupo che portava alla sua spiaggia. “Pensa Mad!” ripetè tra sé inquieta. Doveva riuscire a raggiungere la spiaggia senza che nessuno la notasse. Finalmente capì cosa doveva fare. Ricordava una vecchia storia di paese, una di quelle che gli anziani raccontavano nelle fredde sere d’inverno davanti ai boccali di birra. Parlavano di un canalone roccioso che gli antichi abitanti del posto usavano per essiccare il pesce e che, con un lungo e tortuoso percorso collegava il bosco alla spiaggia. Narravano di un editto di secoli prima in cui gli allora regnanti facevano divieto a chiunque di entrare o utilizzare quel pertugio pena l’arresto immediato e in alcuni casi la pena di morte. Perciò nessuno lo aveva più utilizzato e nessuno ne sapeva indicare l’esatta ubicazione. Ma lei, lei sapeva benissimo dove si trovava! Lo aveva scoperto anni prima quando ancora bambina ci era quasi sprofondata dentro. Non ne aveva mai parlato a nessuno terrorizzata di poter essere arrestata. Ma adesso, adesso che era adulta, la paura di eventuali conseguenze era irrisoria dinanzi a quella di perdere lui. Tornò velocemente alla Blue-house, si diresse sicura verso il fondo del giardino, indossò i suoi guanti per le rose e comincio a farsi largo sul retro del roseto. Tra l’intreccio dei rovi ritrovò il passaggio e, graffiandosi gambe e braccia ci si intrufolò dentro.

giovedì 15 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Tutti quelli che lo conoscevano dicevano che era mezzo matto con quel suo look poco convenzionale ed il suo modo di agire quasi sempre sopra le righe e, questa volta, voleva dimostrare a se stesso che forse non avevano tutti i torti. Quando vide la ragazza uscire di casa la seguì fino al negozio e da dietro le disse: "ciao Mad che bello rivederti!". Lei che sapeva cosa stava rischiando, conoscendo i suoi paesani, non gli rispose ed entrò sbattendogli la porta sul naso, ma con il cuore che era rimasto fuori insieme a lui.La commessa le disse ridacchiando: "Hey Mad chi è quel giovane? Sicuramente non è delle nostre parti!". Lei di rimando: "Non lo conosco! L' ho solamente intravisto ieri sulla spiaggia!". Prese quello che le aveva detto sua madre ed uscì salutando frettolosamente. Lui la stava aspettando dietro l' angolo e quando passò l'afferrò per un braccio e la baciò appassionatamente. Lei ancora un pò sveniva fra le sue braccia e gli disse: "Ma che sei matto!". Lui l' inglese lo conosceva poco ma capì benissimo e vedendo il suo sguardo stava per dirle "Mad ma co..."... che lei era già scomparsa.


edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia...

Si avviò alle scale che conducevano al piano di sotto con la micia che le camminava al fianco. Da basso provenivano i rumori della cucina dove sua madre era intenta, come al solito, alle faccende domestiche. La guardò con tenerezza. Curva sul lavabo, con le mani arrossate dall’acqua fredda, canticchiava tra sé un vecchio motivo. Nonostante l’impietoso segno del tempo e della fatica sul corpo, aveva ancora negli occhi azzurri la vivacità che già aveva notato nelle vecchie foto che la ritraevano, ancora bambina, con i capelli rossi arruffati sulla fronte. Quasi avesse intuito il suo sguardo ed il suo pensiero si girò verso di lei e, studiandone l’espressione, aggrottò la fronte e ridendo le disse: “mmmh Mad che cosa vedo nei tuoi occhi?! Cos’altro hai studiato per far morire di crepacuore quel pover’uomo di tuo padre?”. Mad arrossì violentemente ma fu talmente svelta a girare il volto che sua madre non se ne accorse. “niente ma’! Sto soltanto continuando a scrivere la mia musica e chissà…forse un giorno il mio nome verrà pronunciato alla radio e lui capirà che non sto solo perdendo il mio tempo!”. Poi uscì nel giardino e si diresse sul fondo dove, cespugli di rose gialle, impreziosivano il verde circostante.
Infilò la mano tra i vasi più grandi e ne estrasse un diario avvolto in un foglio di plastica. Si diresse allora nel folto del bosco lontana da occhi indiscreti. Estrasse dalla tasca dei jeans gli spartiti che aveva composto il giorno prima e li aggiunse agli altri. Poi con la penna che era la sua fedele compagna cominciò a scrivere la prima pagina di quel diario che sarebbe diventato nel tempo la cosa più pericolosa della sua vita.

Fantasmi di spiaggia...

Mad si stiracchiò nel letto sorridendo. Pensava a quella nuova giornata alla sua spiaggia ed a lui, già godendosi mentalmente il piacere di rivederlo e di potergli finalmente parlare. Stava allungando le gambe quando un tonfo sordo sul letto e dei passi leggeri sulla coperta la fecero ridere di cuore. Kizzie, la sua gatta, si era accorta del suo risveglio e prontamente le si era avvicinata per ripetere anche quel giorno il solito rito. Con il naso umido appoggiato al suo collo, cominciò a fare fusa e, estraendo e ritirando ritmicamente le unghie delle zampe, sembrò danzare sulla coperta una sorta di tip-tap felino. Mad attese pazientemente che il rito giungesse a termine poi, scostando delicatamente la micia, scese dal letto. Quando aprì le imposte però le si spense il sorriso. Un cielo grigio piombo prometteva una giornata piovosa ed in un attimo scombinò tutti i suoi programmi. Non avrebbe potuto recarsi alla sua spiaggia né tantomeno sperare di incontrare lui.

mercoledì 14 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia....

Con lo sfiorarsi inevitabile dei loro corpi lui percepì il suo profumo e pensò a fragranze orientali, delicate ed inebrianti. Aprì gli occhi ma lei era già lontana e si chiese cosa avesse fatto per farla fuggire. " mah!" pensò " vai a capire le donne!" e si girò per recuperare tutta la sua attrezzatura. Fu a quel punto che vide la barca e l' uomo sulla prua che stava calando la catena dell' ancora e capì! Ma, mentre raccattava la sua roba, non poteva fare a meno di pensare a quel profumo e a quel corpo leggiadro che fuggiva via e si ricordò di quella che lui riteneva una stranezza. Lei durante e dopo il bacio aveva tenuto stretti a se un gran numero di fogli che potevano sembrare pagine di un quaderno con strani geroglifici disegnati sopra..........




Edito da Anonimo

Fantasmi di spiaggia...

Quel semplice bacio rubato a fior di labbra ebbe su entrambi lo stesso impatto di una porta improvvisamente spalancata…e, ad un tratto, ciò che li circondava sembrò animarsi dentro di loro.
L’odore ed il movimento lento del mare, il tepore del sole ed i colori di quella boscaglia al limite delle rocce, immagini consuete, assunsero nelle loro menti contorni tanto ben definiti e nuovi per i loro occhi, da sembrare la cornice della fotografia di loro due…l’uno di fronte all’altro; così estranei eppure così vicini. Mad percepì di non essersi mai sentita così viva, così parte del mondo come in quel momento. Non lo conosceva ma al tempo stesso non desiderava niente di più che rifugiarsi tra quelle braccia, lasciando libera quella gioia che la sua vicinanza riusciva a darle. Le sembrava così lontano il suo malumore di quella mattina; quasi che avessero scambiato la sua monotona vita di ragazza di provincia con quella di quel gabbiano libero di volare. E volava Mad…volava ! Ma, il rumore metallico di una catena che veniva fatta scorrere per gettare l’ancora, la riportò alla sua realtà. Lo guardò sorridendogli quell’ultima volta e cominciò a correre verso il viottolo che risaliva alla strada, calcolando il tempo che le sarebbe stato necessario per arrivare a casa prima di suo padre. Voleva evitare che potesse scoprire dove si recava ogni volta che lui si allontanava in mare. Fece il tragitto che la separava dalla Blue-house saltellando in sintonia con il ritmo del suo cuore. Non aveva mai pensato prima di allora che potesse esserci così tanta gioia dentro di lei, così tanta voglia di vivere; e lo doveva solo a lui...

martedì 13 maggio 2008

SEE....

See ho integrato tra loro i nostri post, vedi se ti piacciono così, altrimenti li cambiamo...
Un bacione

Fantasmi di spiaggia...

Quando il sub si liberò della tuta e dell’attrezzatura, Mad si rese conto che si trattava di un ragazzo approssimativamente della sua stessa età. Il giovane moro ed abbronzato le si fece incontro e venne spontaneo ad entrambi sorridersi mai immaginando quanto quell’incontro avrebbe cambiato completamente le loro vite. Ma in quel momento, in quel preciso momento, erano soltanto due giovani ragazzi su una bellissima spiaggia che si studiavano l’un l’altro ancora ignari delle complicazioni che sarebbero sopraggiunte nel tempo. Lui si rese conto che i suoi capelli lunghi e la barba sgocciolante attiravano lo sguardo incuriosito della ragazza e lo rendevano per certi versi interessante e sicuramente non omologato ai soliti schemi. Rimase molto colpito dallo sguardo dolce e un pò svagato di Lei e fissandola a fondo rimase preda della sua dolcezza quasi d' altri tempi e mentre il mare continava a bagnare i suoi piedi, le si fece più vicino e, in un’inglese un po’ imperfetto le chiese il suo nome. “Madleine!” rispose lei… “ma, per gli amici, solo Mad!”. E, mentre lei ancora stava dicendogli il suo nome, istintivamente le prese il viso tra le mani e dolcemente la baciò.....


edito da Anonimo e Paola

Fantasmi di spiaggia...

Cercò di rimanere il più calmo possibile. Si diresse verso la catena dell'ancora e qui per fortuna vi trovò la sua compagna d' immersione. I loro sguardi dicevano tutto e le parole, una volta riemersi, non sarebbero servite. Mentre era in deco ripensò a questa " avventura" che lo riportò indietro nel tempo ad un'altra immersione, lontano dai mari che conosceva, entro i - 18 metri. Era una immersione perciò giudicata facile compiuta con una compagna occasionale, ma anche allora si era trovato nella stessa situazione. La cosa buffa fu che, una volta riemerso, non aveva trovato traccia della sua compagna sulla spiaggia. Ma, tolta l' attrezzatura e la muta, mentre stava tornando indietro, la trovò al confine della boscaglia ancora un pò rincoglionita da quella esperienza.....o almeno questo fu quello che lui pensò...




edito da Anonimo

sabato 10 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia...

Si erano tuffati ed erano scesi fino a - 45, quel posto lo conoscevano molto bene. Sapevano dove erano delle splendide gorgonie rosse e gialle, qualche aragosta e con un pò di fortuna, in acque libere, grossi dentici a caccia.Fatto il loro solito giro iniziarono la risalita e, passata la tana delle cernie, si girò e fece cenno alla ragazza che avrebbero dovuto pinneggiare più alti, il computer dava già 15 min. di deco, lei fece OK con la mano e si avviarono.Dopo poco si girò per controllare, come faceva da sempre, ed il suo cuore gli rimbalzò in gola. Lei non era più dietro di lui, erano sempre stati una coppia sub poco ortodossa ma non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione come quella. Il primo istinto lo portò a fare qualche metro verso il fondo,ma si fermò quasi subito, guardò i suoi strumenti e provò a chiamarla. Il suono gutturale amplificato dall' acqua si sentiva da discretamente lontano. Non respirando ascoltò in silenzio. Niente! Prese allora il piccolo pugnale ed iniziò a batterlo ritmicamante sulla bombola....

Edito da anonimo

venerdì 9 maggio 2008

Fantasmi di spiaggia....

Era ormai quasi ora di pranzo. Mad raccolse i suoi spartiti... i suoi piccoli figli, e cominciò ad incamminarsi quando vide un movimento in acqua. Proprio vicino alla roccia del vento, un sub stava riemergendo ed il boccaglio lasciato libero in acqua gorgogliava rilasciando migliaia di piccole bolle d'aria. Fu in quel momento, quando i loro sguardi si incrociarono, che Mad pensò che la fortuna, forse, le stava sorridendo...

giovedì 8 maggio 2008

fantasmi di spiaggia

Mad era distesa su quella spiaggia ormai divenuta il suo rifugio. Seguiva con gli occhi il movimento lento delle nuvole grigie cariche di pioggia che si spostavano a nord. Era ancora agitata per la furibonda strigliata di suo padre. Lui, da semplice pescatore, non riusciva ad accettare e capire la sua totale dedizione alla musica. Avrebbe voluto che lei, come tutte le altre ragazze di quel piccolo paese, pensasse a farsi una famiglia, avere dei figli e ad accudire suo marito. Trovava il suo talento qualcosa di inutile ed oltremodo offensivo nei suoi confronti. Perciò quella mattina le aveva chiaramente detto che se l'avesse ancora trovata a scrivere la sua musica anzichè cercarsi un lavoro dignitoso ed un fidanzato, avrebbe distrutto la sua chitarra e tutti i suoi spartiti. Mad non riusciva a credere che proprio suo padre, che dapprima l'aveva incoraggiata a seguire questa sua passione, fosse oggi proprio il suo più grande limite. Avrebbe voluto sentirsi dire ben altre cose. Avrebbe desiderato che le fosse permesso di andare a Londra, od in un'altra qualsiasi altra grande città, dove avrebbe potuto mostrare le sue composizioni a persone competenti ed avere conferma delle sue capacità di compositrice. Perciò, quando l'immagine del gabbiano si stagliò contro il cielo denso di nubi, mentre ne osservava il bianco candore del ventre e le lunghe ali che terminavano con delle punte nere simili a frecce, provò nei suoi confronti un'invidia incontenibile. A lui bastava allargare le ali e sfruttare il leggero soffio di vento per allontanarsi da quel luogo e raggiungere posti migliori. A lei invece era necessaria per farlo, una buona idea e tanta, tanta fortuna....