mercoledì 26 novembre 2008

caro see...

Caro See
mi conosci così bene che non posso nasconderti niente! Si è vero sono triste in questo momento...ma non per me....non per quello che capita a me, ma a persone cui voglio bene.
Avrei voglia di imprecare, di dare sfogo a tutta la rabbia che sento dentro, allo schifo che provo ed invece.....invece devo trovare le parole per regalare speranza a chi in questo momento ne ha meno di me! In questo momento avrei bisogno di tutte le mie energie per ritirare su me stessa, ma devo rimandare....ancora per un pò....devo dare il tempo ad una bambina di nascere! Poi tornerò a pensare a me....
C'e' un nuovo post sull'altro blog e mi piacerebbe sapere che ne pensi....credo che ti piacerà!
Un bacio grande grande

sabato 22 novembre 2008

fantasmi di spiaggia....

Si erano svegliati tardi quella mattina consapevoli entrambi di avere dato sfogo ad un loro desiderio represso che , durante il loro primo incontro, non avevano potuto o voluto soddisfare. Jenny lo teneva stretto a se e gli miagolava come una gattina mentre lui faceva ancora finta di dormicchiare. Lei continuava il suo dolce gioco quando le sue mani si imbatterono in qualcosa che aveva già toccato ed esclsmò : "Shark, si ti chiamerò Shark, come i denti che porti al collo come amuleto!". "Ma dimmi, hai veramente visto uno squalo vivo nel suo ambiente naturale? Io al massimo l' ho visto su un libro!". Stava per continuare quando lui si girò lentamente e le disse: "Si Jenny ho veramente visto qualche squalo durante il mio vagabondare; ma quelli più pericolosi sono quelli con le gambe ricordatelo!" e la baciò. "Che vuoi dire ? Non esistono squali con le gambe, non mi prendere in giro!". "Esistono... esistono e te ne accorgerai da sola, ma ora non ci pensare". "Ti va di fare colazione? Faccio un salto giù a prendere due dolcetti e torno". Si infilò maglietta, pantaloni e scappò mentre lei lo guardava in silenzio. Cinque minuti dopo riapparve infreddolito, posò i dolci sul tavolo, si denudò e si infilò sotto le coperte. Jenny gli chiese d'un fiato: "Ma Lei com'è? E' molto bella, bionda, alta,dimmelo?". "Lei è l'esatto contrario di te ed è per questo che vi amo entrambe! Lei è una sognatrice, tu sei concreta. Lei vorrebbe fare la cantautrice, tu hai già un lavoro che ti rende indipendente. Se vuoi posso continuare." Jenny lo stava ascoltando in silenzio.....non voleva sapere altro, anzi... era pentita di avergli fatto quella domanda. Sapeva che adesso aveva aperto una porta che non le sarebbe mai più riuscito chiudere...ed ebbe un brivido.

Edito da: anonimo

giovedì 20 novembre 2008

fantasmi di spiaggia....

Era finalmente fuori e respirò a pieni polmoni quell’aria fresca e profumata. Girò lo sguardo attorno e vide l’ombra lunga del pino allungarsi attraverso il prato. Dovevano essere più o meno le tre del pomeriggio e, sua madre, sarebbe tornata di lì a poco. Le rimanevano quindi solo pochi minuti per rimettere corda e cerata al loro posto. Sciolse i nodi e riavvolse la corda; poi entrò nella rimessa ed estrasse la scatola dal suo rifugio, liberandosi contemporaneamente di scarpe e tuta.
Sgattaiolò fuori silenziosamente con la scatola sotto il braccio ed una lima nella mano. Sperava fosse sufficiente a forzare quella fragile saldatura. Osservò lo spazio attorno alla casa accertandosi che non ci fosse nessuno in giro. Tutto era immerso nel silenzio. Entrò in casa e si diresse nella sua camera. Kizzie la seguì miagolando. “Non adesso kizzie ti prego!” disse rivolgendosi alla gatta.
Appoggiò la scatola sul letto e cominciò a forzare la saldatura nel punto in cui sembrava più fragile.
Ma, nonostante l’ossidazione, la saldatura non voleva saperne di cedere. Ci lavorò per un po’ senza ottenere alcun risultato. La lima era troppo spessa e non riusciva ad infilarsi sotto il bordo della saldatura. Avrebbe dovuto usare qualcosa di più sottile. Scese in cucina e, proprio mentre stava afferrando un coltello entrò sua madre. Richiuse in fretta il cassetto….troppo in fretta e sua madre lo notò. “Che stavi cercando?” le chiese. Mad non sapeva che rispondere e allora assunse un’aria irritata dicendo “Dove è finito il mio pennarello blu?”, “Possibile che sparisca sempre tutto in questa casa?!” e si incamminò a passo sostenuto verso le scale.

Fantasmi di spiaggia...

Il buio era totale. Girò la corda attorno al polso sinistro e la strinse con le dita mentre, con la destra, recuperava la torcia dalla tasca. L’accese e comincio ad esplorare il terreno che discendeva sotto i suoi piedi. Era zuppo d’acqua ed il fango umido le afferrava i piedi fin quasi alla caviglia cosi chè, ogni passo, richiedeva un notevole sforzo. Non udiva alcun rumore là sotto; solo lo sciacquio lontano di un rivolo d’acqua che si tuffava in quello spicchio di mare che riempiva il canalone.
L’odore dolciastro del terreno umido le dette la nausea e dovette imporsi di deglutire per fermare
l’impulso istintivo di vuotare lo stomaco. Procedette nella discesa e, dopo una ventina di minuti,
scorse finalmente la piccola spiaggia. La vista della scatola argentea cancellò in un attimo tutti i suoi pensieri. Era lì appoggiata di fianco alle sue bombole…esattamente come lei ve l’aveva lasciata e, solo un leggero strato di polvere ne opacizzava il coperchio. Si accucciò e rimase ad osservarla per alcuni minuti. Una grossolana saldatura orizzontale ne sigillava le due parti. A tratti il metallo sembrava consunto dal tempo e le varie crepature lasciavano intravvedere la fenditura scura che si celava al di sotto. Non avrebbe saputo dire a che epoca appartenesse, ma era quasi certa che fosse stata costruita parecchio tempo prima. I bordi erano imprecisi e, i segni inflitti da un martello, ancora visibili sulla superficie. Non aveva niente con sé per forzarla e dovette così rimandarne l’apertura a quando fosse arrivata nella rimessa. Infilò la scatola tra il maglione e la cerata. Se la discesa era statua ardua, la risalita fu una vera impresa. Pur avendo l’ausilio della corda, a tratti si trovava a scalciare nel vuoto ed a cercare non senza angoscia un punto di appoggio per i piedi. Impiegò più di un’ora a raggiungere l’apertura ed utilizzo le sue ultime forze per trascinarsene fuori. Un ramo del roseto la colpi violentemente in faccia ed una delle spine le graffiò le labbra. “Maledizione!” imprecò tra sé.

mercoledì 19 novembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

Sua madre si attardò nelle faccende domestiche fin quasi a mezzogiorno. Mad, intanto, osservava inquieta dalla finestra della sua camera il cespuglio di rose sotto cui si celava l’ingresso del canalone. Erano passate quasi tre settimane da quella notte….ma, la sensazione di claustrofobia, era ancora ben impressa nella sua mente. Fu quasi tentata di lasciar perdere, ma non poteva farlo.
Per quella scatola aveva quasi rischiato la vita ed in quella scatola, lei sentiva, c’era qualcosa che avrebbe cambiato completamente il suo destino. Quando vide sua madre allontanarsi e scomparire tra il fitto fogliame, scese da basso. Uscì nel giardino e si trastullò per qualche secondo al sole, quasi a fare scorta di calore prima di scendere in quel budello. Cercò nella rimessa la tuta cerata di suo padre; quella che usava in barca nei giorni di pioggia. Ci si calò letteralmente dentro ed indossò delle scarpe con la suola in gomma; avrebbero offerto abbastanza aderenza al terreno. Poi calzò le mani in un paio di guanti di gomma da giardino, ma subito dopo li tolse; non le avrebbero consentito di afferrarsi con sicurezza alla corda. Si guardò ancora intorno e finalmente vide, buttati in un angolo, dei vecchi guanti di kevlar a dita corte. “Perfetti!” disse tra sé. Le avrebbero protetto le mani, ma le avrebbero lasciato comunque la sensibiltà delle dita per afferrarsi bene. Raccolse la torcia e la infilò in un dei tasconi della tuta. Ecco era pronta! Mancava solo la corda. La scovò sotto i metri di reti di suo padre. Era una corda di cocco abbastanza spessa che suo padre usava per mettere in sicurezza le reti, quando le calava di notte. Se la caricò in spalla e si diresse al tronco del pino. La girò intorno all’albero un paio di volte e poi la assicurò con dei grossi nodi. La distese fino al roseto, scostò i rami e lasciò andare la corda. Poi trasse un profondo respiro d entrò in quel buco oscuro…

venerdì 14 novembre 2008

ehiiiiii See ci sei???

Che fine hai fatto??? Come vedi ho ripreso a scrivere.....sono un pò traballante al momento ma....
credo sia normale dopo una malattia:(( non è vero?! Sto cercando di riappropriarmi della storia e dell'entusiasmo....perchè scrivere, alla fine, è l'unica cosa che ancora mi regali sogni. Tra le parole e con le parole, respiro la vita, la modifico, la disegno e coloro come vorrei che fosse, e chissà.....
Un bacio,

Paola

Fantasmi di spiaggia...

La notte trascorse in un soffio e quando, la mattina, kizzie saltò sul letto per rivendicare le solite coccole, Mad dolcemente la spinse via. Non aveva voglia di aprire gli occhi…non ancora. L’immagine di Jess sull’altro lato della strada le era rimbalzata alla mente più e più volte e, nel sonno, aveva immaginato di parlargli e di poter ancora stringersi a lui. Le bastò questo per far riaffiorare il dolore per il suo allontanamento e perché una morsa gelida le stringesse lo stomaco. Le mancava….le mancava terribilmente, ma non poteva far altro che accettare la sua scelta. Scese dal letto ed afferrò il fascio di fogli che se ne stava nascosto sotto il mobile e prese ad annotarci sopra tutti gli avvenimenti della giornata precedente. A tratti ciò che scriveva le regalava un sorriso ed a tratti le rubava una lacrima; ma quel suo scrivergli e descrivergli le sue giornate, era un modo come un altro perché il tempo non le strappasse del tutto il ricordo di lui. Fu allora, proprio mentre scriveva il suo nome, che le tornò alla mente la loro ultima immersione e la scatola argentata che era rimasta incustodita sulla spiaggetta nel canalone. Improvvisamente recuperare quella scatola divenne urgente…quasi che l’aprirla dovesse cambiare totalmente il finale della loro storia. Si vestì in fretta e scese in cucina.
Sua madre stava armeggiando attorno ai fornelli e lei quasi si innervosì della sua presenza. Non aveva voglia di parlare…non quella mattina. Desiderava solo rimanere sola alla Blue-house e poter
discendere quei pochi, ma impervi, metri che la separavano dalla scatola. Mentre sorseggiava il suo tè, la mente freneticamente lavorava pianificando la discesa. Avrebbe dovuto indossare qualcosa che le proteggesse il corpo dalle asperità della parete e legare una corda al tronco del pino per potersi calare senza scivolare rovinosamene sul terreno. Aveva piovuto negli ultimi giorni e, quasi sicuramente, il fondo del canalone non offriva più punti di appoggio sicuri.

mercoledì 12 novembre 2008

Fantasmi di spiaggia...

La blue-house era immersa nel buio quando lei vi arrivò. Sembrava imponente e minacciosa adesso che solo fiochi raggi di luna le carezzavano il tetto. Mad si sentì a disagio, quasi che la casa sapesse…sapesse che lei voleva andarsene da là. Strinse tra le mani il nastro, ancora una volta, prima di riporlo nella tasca della sacca, salì quei pochi gradini ed entrò. Il calore che emanava dalla stufa, sciolse in pochi secondi tutti i suoi dubbi e cacciò via le cattive sensazioni che aveva percepito poco prima….quella era la sua casa da sempre; ne conosceva ogni più piccolo segreto…lì non poteva esserci nessun pericolo ad attenderla…
Accese la luce e vide che la tavola era già stata apparecchiata. Sorrise! Chissà dove si era cacciata sua madre a quell’ora della sera. Le pentole erano appoggiate sul piano della stufa e gorgogliavano rumorosamente mentre kizzie si allungava sinuosamente nella sua cuccia lì vicino, cercando di attirare la sua attenzione.
“Ciao piccolina!” le disse Mad. La gatta si alzò velocemente e le corse incontro, cominciando a sfregare il corpo contro le sue gambe. Mad la prese tra le braccia: “Oh Kizzie sapessi…oggi ho inciso il mio primo nastro!” ….e prese a danzare con la gatta tra le braccia. Fu in quel momento che la porta si spalancò rivelando il corpo massiccio di suo padre con le braccia cariche di vettovaglie seguito da sua madre che borbottava qualcosa.
Per un attimo rimasero immobili tutti e tre, poi suo padre esclamò: “Mmmh vedo che sei allegra…questo vuol dire che il tuo colloquio è andato bene?!”.
Mad arrossì! Aveva dimenticato la bugia che aveva raccontato loro per potersi allontanare da Cobh, ma si riprese in fretta. “Si! Il colloquio è andato bene!” mentì, “ma per il momento non ci sono ancora incarichi disponibili!”, si affrettò ad aggiungere mentre suo padre stava già allontanandosi verso la dispensa.